Le droghe leggere sono sempre di più protagoniste delle cronache dei giornali italiani. Nel bene e nel male. In particolar modo, sembra che queste siano presenti in misura massiccia nel mondo di cui trattiamo sempre, ovvero quello giovanile e della scuola.
I risultati di uno studio condotto dal Dipartimento politiche antidroga (Dpa), dall' Istituto superiore di Sanità (Iss) e dal Moige, Movimento italiano genitori, parlano chiaro: uno studente su 4 (per una percentuale pari al 22,6%) ha consumato cannabis negli ultimi dodici mesi. Sembra quindi ormai appurato che il connubio giovani-cannabis sia sempre più consolidato. E non solo: i giovani italiani farebbero uso anche di altre sostanze psicoattive come l’alcol o il tartufo allucinogeno.
Rimane da valutare se effettivamente, al di là dei moralismi e dei perbenismi, non ci siano anche risvolti potenzialmente positivi e benefici, a proposito di queste sostanze. Se da un lato molti, rifacendosi ad alcuni dati statistici, sostengono che la cannabis è un male che serpeggia tra i nostri giovani, dall’altro più di un esperto considera una cosa positiva l’utilizzo terapeutico della canapa e più in generale la legalizzazione delle droghe leggere. E addirittura alcuni sostengono l’impiego per fini terapeutici persino dei funghi allucinogeni.
E’ di quest’anno, ad esempio, una ricerca effettuata dall’ Imperial College di Londra, che ha stabilito come la psilocibina presente in alcune droghe psicoattive possa produrre effetti positivi. Gli studiosi sostengono che questa sostanza, contenuta anche nelle pietre filosofali, potrebbe aiutare a conservare i ricordi piú fulgidi, facendo diminuire l’attivitá cerebrale. Questo in quanto, a differenza di quanto si pensasse, l’effetto psicoattivo derivante dall’assunzione dei funghi non sarebbe la conseguenza di un aumento dell’attività cerebrale, ma, appunto, di una sua diminuzione. Ed è proprio sfruttando questo effetto distensivo ed inibitore di questo tipo di droghe che pare che queste ultime possano avere effetti benefici sulla psiche; più in particolare, sarebbe possibile (anche se per ora siamo solo nell’ambito delle ipotesi, senza alcun passo concreto in questa direzione) un utilizzo terapeutico a favore di quelle persone che soffrono di ansia o depressione.
Già tre regioni italiane (Friuli, Toscana e Veneto) hanno aperto all’uso medico della cannabis per fini terapeutici; chissà se in un prossimo futuro si proseguirà in questa stessa direzione, e se addirittura altre sostanze considerate droghe leggere possano essere impiegate in ambito medico, sfruttando le loro potenziali proprietà benefiche sull’organismo umano.