Il Decreto legge del 12 settembre 2013, n. 104 (Convertito in legge, con modifiche, dalla L. dell’08 Novembre 2013, n. 128 con decorrenza dal 12 Novembre 2013) è stato concepito per rendere più rigide le norme relative alla tematica del fumo all’interno delle scuole italiane. La nuova norma, difatti, estende il divieto a tutte le aree di pertinenza della scuola (Come ad esempio gli stessi cortili) e all’utilizzo di sigarette elettroniche: insomma, le sigarette devi lasciarle a casa, quando entri a scuola sono severamente vietate e chi sgarra, viene punito!
In teoria. In pratica questo non accade in molti, probabilmente la grande maggioranza, degli istituti italiani.
È molto raro, infatti, che si giunga davvero a imporre le pesanti multe previste per chi viene colto in flagranza mentre è in bagno ad accendere la sua bella sigaretta.
È difficile per chi occupa un ruolo come il mio, di rappresentante d’istituto, prendere posizione contro il fumo nelle scuole, dato che la maggior parte di ragazzi e ragazze dai 14 ai 19 anni oggigiorno fuma. Ma ci sono alcuni casi in cui davvero si rivela il bisogno di fare qualcosa.
È importante che non vada confuso il diritto (Che comunque ci si arroga illegalmente) di fumare e rovinarsi i polmoni, con quello di poter fare altrettanto con la salute degli altri, di poter evitare di portare rispetto a chi ha fatto una scelta diversa dalla nostra. Ad aggravare la situazione ci sono poi episodi (Come quello qui a lato venuto alla luce oggi nella mia scuola) in cui si supera la sottile linea che divide la decenza dall’indecenza.
Molti ragazzi dimenticano che i docenti e i collaboratori, decidendo di chiudere un occhio, concedono un diritto che al momento neanche lo stesso Stato italiano (Giustamente) riserva, e il minimo che si possa fare è ricambiare col rispetto: basta far uscire il fumo dalle finestre, tenerle sempre aperte in maniera che l’aria cambi, buttare le sigarette nel water senza spegnerle sui muri ed evitare di fare dei bagni una discarica.
Si tratta di piccole cose, per permettere a chi ha scelto di non fumare di andare in bagno quando ne ha bisogno senza preoccuparsi del fumo passivo e per evitare che il personale debba raccogliere la nostra spazzatura dal pavimento o pulire le bruciature di sigarette dai muri. E forse servirebbe qualche incontro di formazione in più, e non parlo solo di educazione alla salute, no: di educazione alla cittadinanza!
Ed è proprio quello che sto organizzando nel mio istituto, un intervento di alcuni esperti che illustrino all’intera scuola i rischi del fumo e di altri che consapevolizzino i ragazzi per creare, o consolidare, in loro il senso civico. Oltre a quello, ovviamente, i controlli aumenteranno per cercare di arginare il problema.
Siamo sempre tutti pronti a richiedere nuovi diritti, siamo sempre tutti pronti a pretendere aree fumatori o un posacenere in bagno, ma chi è pronto a fare un piccolo passo indietro per tutelare qualcun’altro e per rispettare chi ci sta attorno?
Per questo voglio concludere con la domanda d’apertura: siamo davvero capaci di capire fin dove si estende un nostro diritto e dove comincia quello degli altri?»
Mario Ambrosecchia R.I.S. dell'I.T.C.G. “Loperfido-Olivetti” di Matera