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Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne: ce n'è davvero bisogno?

25 novembre 2016
Dal 1999 viene celebrata, ogni 25 novembre, la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. La data, come sempre accade durante queste ricorrenze, non è casuale: era stata scelta da un gruppo di donne attiviste riunitesi a Bogotà nel 1981, durante l'Incontro Femminista Latinoamericano e dei Caraibi, in ricordo del brutale assassinio di tre donne della Repubblica Dominicana, considerate delle vere rivoluzionarie perché avevano tentato di contrastare il regime dittatoriale del loro Paese.
Siamo nel 2016 e ancora oggi il 35% delle donne, 1 su 3 quindi, subisce nel corso della vita una qualche forma di violenza. Triste da scrivere, ma il 30% della violenza subita è quella che si consuma tra le mura domestiche, quando la persona che si ama si trasforma all'improvviso in una bestia. E questa forma di violenza è la peggiore perché poche donne trovano la forza di raccontare l'accaduto. Figuriamoci chi riesce a trovare il coraggio di lasciare il proprio compagno e cambiare vita. Questa situazione può essere definita con una sola parola: emergenza. Il 38% dei femminicidi commessi ogni giorno, infatti, è opera del partner. Fermiamoci qui. Non ho intenzione di aggiungere altri numeri perché farlo mi fa rabbrividire. Quello che vorrei fare con questo articolo è provare a riflettere insieme, ponendovi alcune domande. Prima fra tutte: abbiamo veramente bisogno di una giornata? Ci serve davvero svegliarci una mattina, andare su Facebook e leggere continuamente sulla bacheca che oggi è la Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne? Chi vogliamo prendere in giro? Perché a me la scena sembra un po' questa: vedere ogni giorno un taglio profondo che sanguina, che non riesce a guarire e che continua a secernere pus, e decidere di metterci un cerotto. Il dolore resta. Il ricordo del dolore pure. Vogliamo provare a sentirci meno sporchi? Facciamolo ogni giorno, ma davvero. Non oggi con like, condivisioni, commenti.

Sentite il bisogno di celebrare le donne?

Fatelo quando una ragazza cammina da sola per strada e vi sentite autorizzati a rivolgerle la parola, magari partendo da qualche commento sul suo fisico.

Fatelo quando considerate lecito metterle le mani addosso contro la sua volontà, giustificandovi col fatto che stava indossando una gonna un po' troppo corta.

Fatelo ogni volta che a scuola o sul posto di lavoro vi permettete di fare una battuta sessista, perché tanto fa ridere e se ce la prendiamo siamo solo acide o "in quei giorni lì".

Fatelo quando a una bambina decidete di regalare una Barbie perché è un "regalo da femmina", quando le insegnate ad essere sempre carina, a curarsi, a vestirsi in modo elegante e a non comportarsi da maschiaccio, mentre al bambino di turno regalate le costruzioni sperando diventi un ingegnere o, perché no, il futuro Presidente del Consiglio.

Perché è da lì che si parte. Tutto è violenza: una parola di troppo, una sguardo non voluto e troppo prolungato, un gesto non desiderato. Non solo i lividi da nascondere e le lacrime non volute.

Io oggi non ho nulla da celebrare. Se proprio volete fare qualcosa di buono, fate in modo di farmi tornare a casa da sola la sera senza la paura che possa succedermi qualcosa.

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