
La lingua italiana è armoniosa, ma altrettanto difficile e gli errori in cui si può incappare sono tanti.
Ecco qui, allora, quelli più comuni e penalizzanti, che vi conviene evitare una volta per tutte!
1) QUAL'È: non rimediate alle vostre dimenticanze degli apostrofi mettendoli ovunque! Quale, allo stesso modo di buono, non si elide davanti alle parole che iniziano con la vocale e perciò è corretto qual è (come buon uomo non diventa buon'uomo).
2) NÉ o NE? In questo caso è opportuno fare la giusta differenza. Ne come particella pronominale non vuole assolutamente l'accento, mentre è d'obbligo quando né è usato come negazione (acuto). Un esempio? "Se continui così, non salverai né capra né cavoli, ne sono convinto".
3) ACCELLERARE: come l'apostrofo, anche le doppie sono da ponderare ed è così che accellerare in realtà si scrive accelerare. Per quanto riguarda obiettivo, in tutti i sensi, è corretto sia con una b che con due, anche se la prima forma è più usata e preferibile.
4) UN PO o un UN PÒ? La risposta è facile: nessuno dei due! Po' è da apostrofare in quanto elisione di poco e quindi mai da lasciare come po, né, peggio ancora, da accentare!
5) DA, DA' o DÀ? Ottimo, le alternative sono tre, adesso! Facciamo chiarezza: da come preposizione è libera di ogni segno aggiuntivo (es. Sto tornando da scuola), mentre dà come coniugazione del verbo dare deve essero accentato (es. L'insegnante dà troppi compiti). Qualora si trattasse di un imperativo, tuttavia, è corretto apostrofare, scrivendo quindi da' (es. Da' una mano al tuo compagno di banco!).
6) SÌ o SI? Come né e ne, anche qui, se si tratta di una particella pronominale, non ci vuole l'accento, altrimenti, in caso di affermazione, ci vuole eccome!
7) DASSE e STASSE: i congiuntivi sono, purtroppo, una ferita sempre aperta nella nostra bella lingua! Usateli con più cura, quindi scrivete e dite desse e stesse. La stessa attenzione si raccomanda, ovviamente, con la coniugazione di tutti gli altri verbi.
8) PIUTTOSTO CHE: capita spesso che l'avverbio piuttosto venga succeduto da che per acquistare il senso di o e oppure. Ricordatevi che è un utilizzo piuttosto improprio, mentre, come in questo caso, può assumere tranquillamente il significato di alquanto, abbastanza.
9) A ME MI: mi ricordo ancora i bambini più saccenti dire, alle elementari: "a me mi non si dice"! Come dar loro torto? Questo è un errore in cui incappano spesso gli adulti, vuoi per distrazione o per negligenza; inutile ribadire quanto sia grave e da evitare.
10) Quante Z? La desinenza corretta è zione e non zzione. Quindi, se la parola interrogazione è già per suo conto brutta per il significato, quando la scrivete interrogazzione diventa proprio terribile!
Insomma, un bel ripasso di grammatica non può che far bene e se ne è accorta anche la Rai, che, in collaborazione con il MIUR, l'Accademia della Crusca e l'Associazione per la Storia della Lingua Italiana, ha organizzato per venerdì 17 ottobre la seconda #Giornata proGrammatica. In questa occasione, per tutta la giornata, il palinsesto di Radio 3 si concentrerà sui fondamentali della nostra grammatica, con un particolare occhio, questa volta, per l'uso della punteggiatura.
Ci auguriamo intanto che questa miniguida possa esservi d'aiuto, soprattutto per chi tra di voi è in vista del temone di maturità! Buona fortuna e buon italiano, anche quando scrivete con scarsa attenzione in chat e sui social network!
Riccardo Gemma di Infostudenti