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Lettera di una studentessa all'estero: in Inghilterra si spingono le nuove idee

22 febbraio 2016

Chiara è una ragazza italiana che come tanti ha deciso di lasciare l'Italia e diventare studentessa all'estero. In particolare, per studiare Psicologia in Inghilterra. Oggi che si è laureata Chiara ha dei consigli da dare a chi si occupa del sistema scolastico italiano. Senza disprezzarlo troppo come invece ha fatto la ricercatrice di cui abbiamo parlato qualche giorno fa che ha apertamente parlato contro la ministra Giannini, Chiara vorrebbe far riflettere sul metodo educativo che viene adottato in Italia e mettendolo a confronto con quello inglese con cui lei è venuta a contatto trovare dei modi per cercare di migliorarlo.

Il concetto principale che Chiara vorrebbe sottolineare è che qui in Italia, in tutte le scuole di ordine e grado, si tende un po' a trattare gli allievi come delle persone che devono memorizzare migliaia di concetti e che in qualche modo devono essere "riempite" di sapere come fossero vasi. L'educazione di cui si parla in Inghilterra invece è più un "far uscire fuori" dagli allievi nuove idee e questo alla fine sembra rivelarsi molto utile. Non solo perché lo studente una volta uscito dalla scuola riesce a prendere decisioni autonomamente e sa essere innovativo nel prenderle, ma anche e specialmente in ambito lavorativo e pratico, dove invece noi italiani spesso sembriamo - dopo molti anni di lezioni frontali - paralizzati nell'agire.

Chiara quindi confronta le verifiche e gli esami che sosteniamo noi italiani, con quelli che devono sostenere gli studenti in Inghilterra. Qui, infatti, nelle università si tende a valutare gli studenti per degli essays ovvero dei saggi che gli studenti scrivono dopo aver svolto delle esperienze nell'ambio che stanno studiando. In particolare l'essay che uno studente deve portare come tesi per laurearsi consiste in uno scritto che comprende la descrizione di un esperimento, le conclusioni tratte dall'esperimento, delle variabili che possono aver variato il corso o il risultato dell'esperimento in modo positivo o negativo e per ultimo, ma non ultimo d'importanza, delle idee su nuovi esperimenti che potrebbero essere fatti per chiarire quello da lui effettuato.

Chiara dice che aver avuto la possibilità di studiare in questo modo l'ha gratificata moltissimo e l'ha resa una persona migliore, con un gran senso critico, non solo nell'ambito che ha scelto di studiare (la Psicologia), ma in tutti gli ambiti della vita. Crede quindi sia necessario che anche gli studenti italiani provino le stesse esperienze, per diventare persone migliori e migliorare l'Italia stessa.

Se siete interessati all'argomento non perdetevi l'intera lettera di Chiara su Linkiesta!

E voi cosa ne pensate? I vostri professori vi spingono a pensare criticamente e a esporre le vostre idee o preferiscono lo studio mnemonico? Scrivetecelo nei commenti qui sotto!

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