#Maturità

Come vive l'Esame di Maturità un commissario interno? - Diario dei prof

1 aprile 2015

prima prova maturitàBene, fra poche settimane si va in scena: esame di stato.....15esima puntata.....

Dopo anni in cui ho interpretato la parte del “commissario esterno”, che sgomento linguistico, manco fossi un commissario di NCIS Los Angeles....e magari lo fossi, tutti belli e fighissimi, quest’anno mi tocca la parte del commissario interno, quello che fa la parte più difficile, quello che presenta alla commissione esterna studenti che conosce benissimo....la cui voglia di studiare, anziché aumentare negli anni, e’ diminuita in modo direttamente proporzionale alla loro età cronologica! E che dire dei colleghi, poi?! Io che ogni anno mi rifaccio il guardaroba per essere carina, ordinata....quest’anno non lo rifarò. Perché... immaginate una con gli outfit più fighi in mezzo a colleghi "interni” che portano le camicie fatte con le tovaglie da tavola della casa di campagna e per di più a manica corta....con i pantaloni a vita altissima...e i calzini corti bianchi....ma dico? Sono rimasti ancora alla febbre del sabato sera?! Che sbuffano ora per il caldo, ora perché sottopagati....ora...per tutto.....ed io entusiasta, gasatissima....che incongruenza relazionale!!!

E che dire dei miei studenti?!  Per tre anni mi sono sentita il coach che li allena per la finale del campionato:  ho svelato loro il funzionamento delle emozioni umane, ho spiegato che tempesta emotiva scatena quella benedetta amigdala, posta lì, nell’ipotalamo, che rilascia adrenalina, la droga più potente ed economica, capace di spegnere in loro ogni neurone sano, di fare loro dimenticare anche nome e cognome; ho svelato loro i trucchi per neutralizzare i suoi effetti nefasti allenandoli con interrogazioni durissime, “stronzissime”; per tre anni ho letto il quotidiano in classe, ho spiegato la storia della letteratura italiana, ho letto con grande emozione centinaia di poesie, li ho coinvolti, manco fossero politologi di prima classe, nei processi storici, ho spiegato loro, lavorando di fantasia, diciamocelo, le dinamiche economiche che scatenano le guerre, ho fatto provare loro il brivido di passare, nell’arco di qualche minuto, da un’epoca storica all’altra per radicare in loro l’importanza della storia e quanto sia necessario riferirla al presente.

Ed ora che la loro partita si avvicina... eccoli, sereni, quasi disinteressati, che sgranano gli occhi quando chiedo loro se stanno lavorando alla tesina per l’esame e, con disarmante disinvoltura, rispondono “Ci sto pensando”. Quasi ci fosse ancora un anno...insomma, ancora una volta, la tensione per l’esame di stato pare che la provi solo io. Mi vedo già lì a distribuire la prima prova, leggere rapidamente i testi, capire quale è il più adatto a loro, a ciascuno di loro, cercare un modo da agente segreto per suggerire loro quello giusto per loro, poi perdere due kili in sei ore perché quel compito è come se lo stessi facendo io....e sperare fortemente che, declamando i loro compiti in fase di correzione, non mi debba improvvisare afasica per minimizzare i loro orrori.

Eppure penso che io ‘sti ragazzi li ho visti crescere, voglio loro bene, penso che in fondo, a modo loro, a modo tutto loro, hanno lavorato, hanno studiato e che vorrei andasse tutto liscio come l’olio...

 Anonima Professoressa di Lettere

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