Qualche giorno fa abbiamo ricevuto questa commovente lettera di una donna, madre e lavoratrice che con tanto sacrifico ha deciso di tornare sui banchi di scuola per prendere la tanto ambita Maturità. Abbiamo deciso di pubblicarla, in forma anonima, per ricordare a tanti studenti come noi che il Diploma è un passo importantissimo nella nostra vita. Seppur scherziamo e siamo spesso nervosi e in ansia, dobbiamo fare di tutto per raggiungere questo traguardo, perché poi sarà sempre più difficile, se non impossibile.
Ecco la lettera.
"Sono un'infermiera 41enne, diplomatasi nel 1993, dopo un biennio di scuola superiore quando ancora, per diventare Infermieri, non era richiesta una Laurea Universitaria.
Tre anni fa ho deciso di riprendere gli studi, scuola serale ovviamente. Sia per cultura personale sia per conseguire il famigerato titolo di "Maturità". Con non poche difficoltà ho passato il terzo ed il quarto anno. Quest'anno, in concomitanza con il tanto temuto Esame di Maturità, il programma scolastico si è fatto più intenso. Complici anche il mio lavoro (affatto leggero), un quotidiano da gestire totalmente da sola, ho cominciato a non "rendere" più come negli anni precedenti.
Alcune sere ho cominciato ad essere ripresa perché verso le 22, in pieno orario scolastico, non riuscivo a prestare opportuna attenzione agli Insegnati. Ho deciso di affrontare la mia disattenzione dormendo un paio di ore tra il ritorno da lavoro e l'inizio dell'orario scolastico. Concedendomi due ore di sonno in più ho alzato il mio livello di attenzione durante le lezioni ma, di fatto, ho perso il tempo necessario per svolgere i "Compiti per casa". E per questo sono stata quindi più volte "punita" con un 4 nel registro.
Nonostante passassi la Domenica (unico mio giorno libero) a studiare, non riuscivo a stare al passo con le materie. Ho provato a parlarne con i Professori delle materie in cui rendevo meno... ad esporre loro le mie difficoltà. Per tutta risposta mi sono sentita rivolgere frasi come "Non sei obbligata a prendere la Maturità", oppure "Dovresti rendere molto di più degli studenti del diurno poiché a loro la Scuola viene imposta, tu di iscriverti l'hai deciso da sola" o peggio "Se proprio non riesci a conciliare Scuola e Lavoro lascia il lavoro". Di fronte a queste risposte a dir poco imbarazzanti ho deciso di ritirarmi da scuola.
Ho riscoperto il piacere di andare a dormire in un orario che mi permettesse di presentarmi a lavoro riposata, il piacere di potermi concedere qualche ora in cui fare ciò che mi appaga maggiormente, il piacere di poter tornare a frequentare gli amici a cui avevo giurato avrei ridato attenzione dopo l'esame di Maturità.
Ma mi è rimasto un grande vuoto dentro.
La "mancata" Maturità, certo... ma più che altro un sistema scolastico attento solo ed esclusivamente al profitto inteso come voto in Pagella. Credo che se studiare sia un diritto (pur pagato a caro prezzo tra tasse, libri e quant'altro), non credo che voti negativi sul registro possano in qualche modo favorire uno Studente-Lavoratore. Credo che un Professore (il cui inquadramento lavorativo è pari al mio) debba "Vedere oltre". Debba vedere che quello nel banco di fronte a lui non è l'ennesimo studente svogliato, che forse c'è del vero quando quello stesso studente giustifica i suoi ritardi con un "Ero a lavoro", che quello studente vada capito quando giustifica il suo non aver fatto i "compiti a casa" con un "Mi scusi,ho avuto una giornata pesante a lavoro, avevo bisogno di riposare". Credo che la Scuola debba essere un luogo accogliente, non un luogo dove c'è una persona che "Comanda" attraverso i voti ed un'altra persona, probabilmente con le stesse difficoltà quotidiane di chi insegna, che subisce passivamente.
Credo che a voler diventare delle persone migliori attraverso lo studio si debba essere incoraggiati, non repressi. Credo che i confronti con i "compagni di classe" che ancora vivono con i genitori, che fanno lavori saltuari giusto per pagarsi l'uscita il sabato sera, che non sono obbligati dalla vita a fare i conti per "arrivare a fine mese" debbano essere fatti. Credo che un Professore, spesso mio coetaneo, non sia neppure nella posizione di eleggersi a mio "Giudice". Io rispetto la fatica di chi insegna, allo stesso modo chiedo venga rispettata la mia fatica di Studente-Lavoratore. Perché se, come lamenta qualche professore "Insegnare in questi orari è pesante", figuriamoci imparare dopo che il tuo di lavoro oggi l'hai già fatto! Credo che un professore degno di questo nome debba voler capire il perché di un scarso rendimento di un proprio studente. Questo sistema scolastico mi ha profondamente delusa e mi ha fatto capire il perché dello scarso rendimento di alcuni studenti del diurno. Finchè si scambia la repressione per educazione, questo paese non sarà migliore. Grazie per l'attenzione. Con amarezza per quanto sovrascritto".
Lettera firmata