Halloween è passato, oramai il tempo scorre senza che nemmeno ci rendiamo conto. E l'esame, comunque, è sempre più vicino.
Circa un mese fa stavamo tornando sui nostri banchi di scuola, abbastanza spaventati, ma anche entusiasti di percorrere assieme l'ultimo anno. Ebbene sì, ne sono passati ben 12, sembra davvero un'eternità. Per tutta la nostra vita non abbiamo fatto altro che alzarci tutte le mattine maledicendo quella stupida sveglia, ci siamo trascinati fino in cucina e poi siamo usciti, a ricorrere quel maledetto pullman o ad arrabbiarsi contro le code interminabili. Tutti i giorni. Tutti gli anni. Ed è solo adesso che si apprezzano le piccole cose.
Ieri non sono stato tanto bene e sono rimasto a casa. Ho avuto molto tempo e ho potuto pensare e riflettere. Da una parte, mi sento intrappolato nel mondo liceale, costretto a convivere con ragazzi di cinque anni in meno. Dall'altra, ho un solo piccolo dettaglio che mi impedisce di viaggiare la mia fantasia. Quello stupido esame a fine anno.
C'è poi un'altra riflessione che ho fatto. I professori, al momento, sono divisi in due. Abbiamo quelli che colgono ogni singola occasione per farci capire che non funzioniamo come classe. Penso che questo sia il comportamento peggiore che si possa tenere. Siamo già abbastanza agitati ed esauriti per colpa della maturità, ci mancano solo i professori che si lamentano e ci demoralizzano. Ho però notato che alcuni dei nostri professori si comportano più da genitori che da docenti. Ci aiutano, ci proteggono e cercano di stimolarci, dimostrandosi dei maestri di vita piuttosto che dei semplici insegnanti. E sono queste le persone di cui mi vorrò ricordare.