Talking Walls a Milano: un progetto nato per far rinascere i muri dell'edificio scolastico
I muri raccontano storie. Quello che corre lungo la circonvallazione esterna di
Milano davanti al
liceo Vittorio Veneto e all’I
tis Ettore Conti testimoniava l’abbandono: grigio, intonaco rovinato, manifesti abusivi. Poi i ragazzi hanno preso in mano i pennelli e ora le mura delle due
scuole superiori parlano del più grande progetto di arte pubblica condivisa mai realizzato a Milano,
Talking Walls. L’idea è del collettivo artistico
Orticanoodles, i fondi sono del
Comune, ma l’opera è tutta degli
studenti che hanno proposto il soggetto e l’hanno realizzato. Purtroppo, però, c'è anche chi non ama le belle storie e cerca di rovinarle: un
gruppo di neofascisti ha infatti cercato di distruggere il bel progetto realizzato, fortunatamente senza riuscirci del tutto, visto che il muro adesso è tornato come nuovo. Mura che raccontano quindi anche una storia di volontà e resilienza: ecco quindi nello specifico cosa è successo.
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Il murales rovinato da alcuni manifesti neofascisti[/caption]
Talking Walls: l'intervista ai rappresentanti del liceo Vittorio Veneto
«Avevamo delle mura della scuola che facevano schifo», ricorda
Michele Ciceri, rappresentante d’istituto al liceo Vittorio Veneto, «per due settimane abbiamo
dipinto tutti i giorni e il risultato è fantastico». Un
murales lungo i 500 metri quadrati della facciata con immagini di
16 scienziati: «Serviva anche a riqualificare la zona, questa parte di circonvallazione ora ha un’altra faccia», aggiunge.
Talking Walls: il progetto rovinato nella notte da gruppi neofascisti e la denuncia da parte della scuola
Tuttavia, i muri possono dividere. Nella notte fra il
27 e il 28 aprile, quando la pittura era ancora fresca, i manifesti sono tornati. Gruppi
neofascisti hanno coperto la facciata con locandine per pubblicizzare le commemorazioni di Sergio Ramelli. Manifesti, con croce celtica e a firma “i camerati", che hanno rovinato parte dei murales. «Ce ne siamo accorti subito, la sera stessa», racconta Ciceri, «siamo riusciti a toglierli e a rifare il pezzo dove il colore si era tolto, ma la cosa ci ha destabilizzato un po’». I ragazzi ne hanno parlato con la
preside e ora la scuola ha deciso di presentare
denuncia: gli autori del gesto sono ignoti, ma la matrice è chiara. «Non penso che sia stato qualcosa di mirato», conclude Ciceri, «lo spero: al di là del contenuto del manifesto ci dà fastidio che si sia rovinato un lavoro del genere che non è solo nostro, ma di tutto il quartiere: tutti i passanti ne godono».
Talking Walls è una storia a colori, il nero è meglio che resti sulla tavolozza.