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Da Tokyo a Pollica: il futuro della sostenibilità passa per la dieta mediterranea

24 aprile 2025

Nel cuore di Pollica, tra uliveti centenari e sentieri che profumano di rosmarino e sale, c’è un luogo dove le cose crescono in modo diverso: il Paideia Campus, un posto in cui non si coltivano solo orti, ma vere e proprie visioni. È il cuore pulsante del Future Food Institute, un ecosistema pensante che connette territori, persone e soprattutto idee. Da questo angolo di Cilento si dirama una rete globale che tocca città come San Francisco, Bologna e Tokyo.

 

A Kyobashi, per esempio, nel cuore pulsante della capitale giapponese, il Future Food Japan ospita conferenze, workshop, mercati verdi e cene immersive dove la tradizione mediterranea dialoga con la cultura nipponica.  Si condividono saperi, esplorando nuove soluzioni e costruendo ponti tra passato e futuro, tra locale e globale.

 

Ogni attività – dalla fermentazione alla rigenerazione urbana, dai progetti contro lo spreco alimentare alla tutela della biodiversità – nasce da una domanda semplice e impellente: come possiamo vivere meglio, assieme? Intorno a questo quesito si raccolgono chef e ristoratori, contadini e innovatori, studenti e cittadini; tutti sono parte attiva di un ecosistema che vive di scambio, relazione e cura.

 

Pollica, in quest’ottica, diventa un vero laboratorio a cielo aperto, dove il sapere contadino incontra l’innovazione tecnologica e la dieta mediterranea non viene solo studiata, ma vissuta come un atto quotidiano di equilibrio e rispetto. Un patrimonio culturale che ci insegna a rallentare, a guardare la terra negli occhi, scegliendo consapevolmente.

 

Ed è proprio nelle città, oggi, che questa visione diventa più urgente.  Come ricorda António Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, “Le città sono dove la battaglia per il clima sarà in gran parte vinta o persa”. E il cibo, che tocca ogni aspetto delle nostre vite – salute, economia, ambiente, relazioni – può diventare, così, il grimaldello per aprire nuovi scenari.

 

Ridisegnare il paesaggio urbano a partire da ciò che mangiamo significa rigenerare non solo spazi, ma anche intere comunità e immaginari. E, allora, è proprio da qui che tutto comincia: dal cibo visto come chiave di lettura di noi stessi, come strumento vivo per interpretare il presente e dare forma al domani. Perché ogni piatto racconta una storia, ogni seme custodisce un futuro possibile e ogni scelta alimentare fatta diventa un gesto politico, culturale e umano.

 

Vincenzo Nocerino

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