Una denuncia per la libertà delle persone: il racconto di Luigi Leonardi
Combatto contro la
camorra da anni. Da quasi 18 anni, e da 2 vivo sotto
scorta per aver denunciato
5 clan: li conosco i delinquenti, so distinguerli, ho subito ogni sabato per anni i loro modi di vivere. Ho imparato cos’è la
mafia e quanto male fa nelle centinaia di visite che mi hanno fatto durante quegli anni portandomi via tutto, casa, lavoro, famigli, in poche parole la
vita. Ho deciso di dire
no, che si andava sempre più rafforzando ogni qualvolta loro, per insegnare il mestiere, si avvicinavano ai
giovani, avendo cura che imparassero le dinamiche ed i modi per spaventare, sopraffare, intimorire e soggiogare gli altri. Per questo motivo, ho deciso di parlare ai giovani. Di palar loro con l’anima, raccontando cosa comporta un gesto di
violenza, una scelta sbagliata, una cultura trascurata, una vita rinnegata, la mancanza di rispetto verso se stessi e gli altri.
Raccontare la legalità ai ragazzi: la difficile esperienza dell'assemblea d'istituto
Come in tante altre visite durante le
assemblee di istituto, ho cominciato a
raccontare come ho iniziato a dire tutti i miei no alla
criminalità e alle
violenze che ho ricevuto nella vita. Questa volta però, nell’aula magna erano presenti, in quanto studenti di quell’istituto, dieci
ragazzi dell’età compresa tra i 15 ed i 17 anni, con i quali è stato davvero molto, molto difficile interagire. A quell’età, un incontro basato sulla
legalità potrebbe risultare noioso e obbligato. La mia attenzione è caduta sugli atteggiamenti da
bulli, da futuri mafiosi, che ha avuto questo gruppetto di ragazzi verso i loro coetanei e colleghi, verso gli insegnati e, purtroppo, verso il sottoscritto. Nonostante i continui
richiami al silenzio dei docenti, prontamente ribattuti con frasi e
parolacce a testimonianza della totale mancanza di scolarizzazione, sono stato costretto ad allontanarne, a mio malgrado, un paio perché durante la mia testimonianza, avendo fatto nomi di clan che ho denunciato, sono stato letteralmente
aggredito verbalmente perché forse si saranno sentiti toccati nel profondo.
Le riflessioni sulla difficoltà di parlare di legalità di fronte a dei ragazzi che vivono di criminalità
È la prima volta che mi succede un episodio del genere, eppure sono anni che porto la mia
testimonianza a tanti giovani proprio per evitare, che scelgano strade sbagliate. A scene del genere, per fortuna, non avevo mai assistito. Il caposcorta, in servizio quella mattina, è stato persino costretto a
sedare una rissa prendendo diversi calci e pugni, per allontanare un ragazzo da altri 3 che lo prendevano in giro. Ho chiesto
spiegazioni alla preside e ad alcuni docenti. Le
risposte sono state le stesse e facevano tutte riferimento al fatto che la maggior parte di quei ragazzi appartenessero a famiglie vicine ad
ambienti criminali, e che il loro atteggiamento da bulli, all’interno della scuola, era purtroppo ben conosciuto ma nessuno aveva il coraggio di reagire. Mi è rimasta impressa questa frase: nessuno ha il coraggio di reagire.
Lotta contro il bullismo e la criminalità: insegnare ai ragazzi l'importanza di reagire
L’
errore più comune è pensare che tanto il tempo sistemerà le cose, oppure pensare che siano atteggiamenti da ragazzi. Non c’è peggiore
giustificazione per minimizzare il fenomeno del bullismo. Infatti, intervenire precocemente è di fondamentale importanza: questi bulli sono pericolosi per se stessi e per gli altri perché ciò che uno subisce da piccolo può segnarlo per tutta la vita. Prima di girare la faccia a chi subisce
bullismo, mettiti nei suoi panni: solo cosi capirai che soltanto
non tacendo e stando
insieme si vince. Nella vita si cresce soprattutto con i no, in particolare alla violenza e al bullismo.
Scritto da Luigi Leonardi