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Test di medicina 2016: le proteste a Roma

7 settembre 2016

Il test di medicina di quest'anno è stato tentato da più di 60.000 ragazzi. La Sapienza di Roma, uno dei luoghi nei quali si sono svolte le prove d'ingresso, è diventata teatro di accese proteste. Sugli striscioni esposti davanti l'università, si leggono frasi come "Il numero chiuso chiude gli ospedali" o "Volevo fare il medico ma ho trovato chiuso".

Sono, infatti, proprio queste due parole, "numero chiuso", che terrorizzano gli studenti, aspiranti dottori. Come ha precisato il rettore della Sapienza, Eugenio Gaudio, le università non hanno le strutture per accogliere tutti i ragazzi, considerato che formare un numero di iscritti 10 volte quello attuale sarebbe praticamente impossibile. Ha, inoltre, aggiunto: "Faremmo un danno ai pazienti del futuro senza il numero programmato, che ricordo è uno strumento frutto di una sintesi".

Il punto è che gli studenti con reali capacità e con la cosiddetta "vocazione per la medicina" rischiano di essere tagliati fuori a causa di un test che non è esattamente strutturato nel modo più giusto per valutare reali capacità e preparazione. Un po' come l'esame di maturità, ma svolto molto più velocemente, in soli 100 minuti. Neanche il tempo di un film.

Alla Sapienza hanno tentato il test 5.457 studente per un totale di 864 posti disponibili. Andrea Torti, coordinatore di Link Coordinamento universitario, ha dichiarato: "Il numero chiuso è ingiusto e lede i diritti degli studenti". Dello stesso parere è Martina Carpani,  Coordinatrice della Rete della Conoscenza: "È un terno al lotto inefficiente e dannoso per il Ssn. Da anni chiediamo un ripensamento delle modalità di accesso al corso di laurea in Medicina e Chirurgia, che si stanno rilevando non solo inefficaci, ma anche dannose. Anche l’Ordine dei Medici comincia a mettere in discussione questa programmazione".

Così l'Udu (unione degli universitari) e la Rete degli studenti medi hanno organizzato un blitz davanti la sede del Miur, proprio a Roma, in viale Trastevere, per confermare il loro sdegno nei confronti del numero chiuso e di questi test farlocchi basati su variabili totalmente aleatorie. Tra le attività, sono stati lanciati anche gli hashtag #nonumerochiuso e #liberoaccesso, organizzato un flash mob alla Sapienza e un gioco: i ragazzi che non riuscivano a rispondere a domande assurde, non venivano fatti passare. Perché funziona così, in pratica.

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