In un sistema educativo sempre più orientato alla performance, i voti scolastici sono diventati il metro dominante per valutare capacità, intelligenza e persino il valore personale degli studenti. Ma a quale prezzo? E soprattutto questo può portare a buoni risultati?
L'ossessione per il rendimento scolastico può compromettere seriamente la salute mentale. I voti, da strumenti di valutazione, si trasformano facilmente in giudizi assoluti. Uno studente finisce per identificarsi con quel numero: un 10 diventa sinonimo di valore, un 5 di fallimento. Questo meccanismo crea un legame pericoloso tra l'autostima e la pagella.
I risultati?
- Ansia da prestazione;
- Insonnia;
- Attacchi di panico;
- Disturbi alimentari;
- In alcuni casi anche depressione.
Molti ragazzi vivono la scuola con il fiato corto, temendo che ogni verifica possa determinare la loro reputazione, il giudizio dei genitori, o addirittura il proprio futuro. La paura di deludere se stessi o gli altri - è costante. E quando la pressione diventa insostenibile, il rischio è che si spezzino: che smettano di credere in sé stessi, che abbandonino, o peggio, che si chiudano in un silenzio fatto di sofferenza invisibile.
La scuola, però, dovrebbe essere un luogo dove si impara, non dove si compete! Dove si cresce, si sbaglia, si riprova. Non un ambiente in cui il voto detta chi merita e chi no. Serve un cambio di rotta: meno numeri, più ascolto. Meno pressione, più empatia. Perché la salute mentale non può essere il prezzo da pagare per una pagella perfetta.
Martina Coco