L’ASL di Brescia ha annunciato la possibilità di portare un pranzo al sacco per gli studenti delle scuole primarie e secondarie. Una proposta di Paola Macchi, consigliere del Movimento Cinque Stelle, che è stata molto apprezzata dalle famiglie. Mangiare in mensa è una spesa in più che può essere evitata. In più le mense pubbliche non sono attente alle esigenze del singolo e delle possibili intolleranze, allergie o motivazioni religiose. I pediatri non si sono trovati d'accordo in quanto lo ritengono diseducativo, dato che i bambini finirebbero per magiare ciò che vogliono e non ciò che gli farebbe bene. Per ovviare a questo problema l’ASL ha fornito delle linee guida ai genitori su come preparare pranzi sani ai figli. Le scuole della zona prepareranno zone apposite dove conservare i cibi e doteranno la mensa di forni a microonde.
Il decreto è attivo sono a Brescia anche perché è solo una sperimentazione. Ci si preoccupa dell’igiene e del rischio di contaminazione. Si spera che presto si convinceranno anche gli altri comuni perché, oltre ai motivi sopra elencati, mangiare in mensa è anche una fonte di spreco alimentare. Legambiente aveva tentato di risolvere il problema con la campagna “Buon cibo”, in cui si forniscono sacchetti “Good food bag”, riutilizzabili e in grado di conservare gli avanzi così che i ragazzi possano portare a casa ciò che non mangiano. Ma ovviamente se ognuno avesse la possibilità di prepararsi la propria porzione e evitare i cibi che proprio non mangia, sicuramente la percentuale di sprechi scenderebbe vertiginosamente. Per tutti gli studenti liceali e universitari che devono frequentare lezioni al pomeriggio non resta che sperare che la legge passi in tutta Italia così da non dover spendere tutti i propri risparmi in mensa o tremare fuori al gelo mentre si consuma il pranzo in giardino.
In ogni caso, dopo l'ipotesi dell'abolizione delle gite scolastiche, possiamo considerare questa un'altra possibile novità!