Riforma scolastica Gelmini, a cinque anni di distanza emergono i primi veri dati da poter valutare. Il risultato? Meno latino e più lingue straniere. Sembra trascorso meno tempo ma, in realtà, sono passati già cinque anni da quando la riforma della scuola targata Gelmini è entrata in vigore Quindi, è solo adesso che, dati alla mano, si può esprimere un giudizio su quanto questa riforma abbia realmente influito sul sistema scolastico italiano. Facciamo partire la nostra analisi con una materia che è ossessione di molti di noi, il latino. Fino al 2009, anno dell’entrata in vigore della riforma, allo scientifico il latino era comunemente insegnato. Dopo la riforma, solo il “tradizionale” ha mantenuto questa peculiarità, insieme al classico e a Scienze Umane, che però lo ha solo per due anni. Ma questa riforma non ha avuto l’effetto desiderato. Gli iscritti del classico, sempre aumentati prima degli ultimi cinque anni, sono crollati vorticosamente, accompagnati dalla sezione“tradizionale” dello scientifico. Ad aumentare, invece, sono Scienze Applicate e Scientifico Sportivo, entrambi senza latino.
Ma la riforma avrebbe dovuto aiutare, in particolar modo, i tecnici. Infatti, nella mente del vecchio governo, questi istituti superiori andavano assecondati, cercando di far aumentare il numero di iscritti, poiché consentivano di apprendere delle competenze tecniche. A distanza di cinque anni, possiamo affermare che, dati alla mano, gli iscritti sono andati lentamente calando. Beh, non penso di provocare l’ira di nessuno affermando che la situazione non si è evoluta come sperato al momento dell’introduzione della riforma. Ma fare calcoli del genere è sempre abbastanza pericoloso e, se da una parte le intenzioni sono buone, è possibile che dall’altra si rivelino un disastro. Staremo a vedere se la nuova riforma della scuola della ministra Giannini riuscirà a sanare queste lacune.
