Succede a
Viareggio a due studenti di appassionati di fotografia. Vogliono provare qualche scatto in un luogo nuovo, suggestivo. Fanno qualche ricerca su internet e trovano questo palazzo,
una vecchia caserma abbandonata.
Si recano sul posto, constatano che come riportava internet è abbandonato e, trovato un passaggio, vi si introducono.
I primi scatti vengono bene: era proprio il tipo di location che cercavano. Ma addentrandosi più in là, scoprono che polvere e mobili abbandonati non sono l'unica cosa lasciata lì: ad un certo punto, infatti,
superano una fotocellula e scatta un allarme. Immediatamente arriva il contingente di guardia a suon di
"buttate giù le armi"! Loro obbediscono, lasciando le pericolose macchine fotografiche e alzando le mani che vengono prontamente ammanettate. Portati al comando dei carabinieri, vengono accusati di
spionaggio militare.

Loro spiegano di essere studenti, che non hanno scavalcato nessun muro di cinta e che assolutamente
non sono spie. I carabinieri, confermato che non ci sono foto di armamenti sugli apparecchi li lasciano andare, ma su di loro pende l'accusa di
introduzione clandestina in luoghi militari. La pena può andare
da 1 a 5 anni. Sembra grottesco che un caso di innocenza così lampante venga portato avanti, eppure con il diritto militare (e il segreto militare) non c'è spazio per errori.