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Promessi Sposi, la descrizione del paesaggio nel capitolo 1: analisi dell'incipit

20 novembre 2018

I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni: capitolo 1 e la descrizione del paesaggio

Tra gli incubi ricorrenti degli studenti di tutta Italia c’è l’opera di Alessandro Manzoni, I Promessi Sposi, famoso romanzo storico pubblicato per la prima volta nel 1827 e nella versione definitiva tra il 1840 e il 1842. Sapete recitare l'incipit del capolavoro manzoniano? "Quel ramo del lago di Como...", direte tutti. E fin qui è facile. Come prosegue la descrizione del paesaggio nelle prime righe del capitolo 1 de I Promessi Sposi, prima di arrivare alla presentazione di Don Abbondio, i bravi e dei due futuri sposi - Renzo e Lucia? E soprattutto... qual è il ramo del Lago di Como in cui è ambientata la vicenda (almeno inizialmente)?  La travagliata storia d’amore dei protagonisti Renzo e Lucia e gli aspetti legati alle questioni morali, religiose e storiche, si snodano nei 38 capitoli che compongono il romanzo, ma se non sapete da che parte iniziare ad analizzare l’opera non fatevi prendere dal panico perché ci siamo noi di Scuola Zoo a darvi una mano con l’approfondimento dell’incipit e dei luoghi descritti nel primo capitolo.

Se volete approfondire il personaggio di Don Abbondio o cercate dei temi sui Promessi Sposi, non perdete:

Descrizione e parafrasi luoghi Promessi Sposi, capitolo 1

Nel primo capitolo del romanzo I Promessi Sposi il lettore si trova davanti a un’accurata descrizione dei luoghi che sono reali e riconoscibili, tratto distintivo del romanzo storico che nell’opera del Manzoni assume una doppia funzione poiché la narrazione del paesaggio non serve solo a dare una collocazione geografica agli eventi ma diventa lo specchio dell’animo dei personaggi. “Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien quasi a un tratto, tra un promontorio a destra e un’ampia costiera dall’altra parte” si apre così il romanzo, con una descrizione che privilegia la visione dall’alto di un paesaggio ben noto al Manzoni che in quei luoghi aveva passato buona parte della sua fanciullezza. Lo sguardo dell’osservatore ha così modo di spostarsi sui differenti elementi che caratterizzano il paesaggio permettendo agli occhi di seguire la direzione del fiume per allargare poi la vista verso i monti, scendere sino alle mura di Milano e poi stringere l’inquadratura su “strade e stradette, più o men ripide, o piane” in particolare una, quella dove cammina il primo personaggio della storia che incontriamo: Don Abbondio.

Riassunto della descrizione del Lago di Como dei Promessi Sposi

Passiamo ora alla parafrasi dei luoghi citati nel primo capitolo per cercare di rendere ancora più semplice la comprensione del testo e la sua analisi. Quel ramo del lago di Como, rivolto a sud, tra due catene di monti ininterrotti, disseminato di sporgenze e rientranze secondo l’avanzare o il ritirarsi della costa, a un tratto sembra restringersi e assumere l’aspetto di un fiume, che a destra ha un promontorio e a sinistra la costa; le rive del fiume sono unite da un ponte che sembra rendere ancora più evidente allo sguardo il cambiamento e indica anche il punto in cui termina il lago e inizia il fiume Adda che riprende nuovamente la forma del lago quando le rive si allontano di nuovo e l’acqua si allarga formando nuove rientranze e nuove sporgenze. La costa è formata dal deposito di tre grandi torrenti, e scende appoggiandosi a due monti vicini, uno chiamato San Martino, l’altro con un termine lombardo, il Resegone, dalle molte cime in fila che lo fanno somigliare a una grossa sega: tanto che non c’è persona, che nel vederlo per la prima volta, purché si trovi di fronte, magari nelle mura di Milano rivolte a nord, non lo riconosca subito, proprio per quella sua caratteristica forma, in quella lunga e grande catena di monti dalle forme comuni ma dai nomi poco conosciuti. Per un buon tratto la costa sale formando un pendio dolce e continuo, si trasforma in colline e piccole valli, in salite e in pianure a seconda della forma dei due monti e dell’erosione delle acque. La parte più bassa, tagliata dalle foci dei torrenti, è composta quasi interamente da ghiaia e ciottoli; il resto, sono campi e vigne, ville e cascine; dall’altra parte boschi che si allungano su per la montagna. Lecco, la principale tra quelle terre, e che dà il nome al territorio, si trova poco distante dal ponte, sulla riva del lago, anzi sembra quasi trovarsi nel lago stesso quando questo si ingrossa: un bel borgo al giorno d’oggi che si appresta a diventar città. (…) Da una parte all’altra di quei borghi, dalle colline e fino alla riva del lago, si snodavano, e si snodano, strade e stradine, più o meno ripide, o piane; abbracciate da due muri, da dove, alzando lo sguardo, non si vede che uno scorcio di cielo e qualche cima di montagna; ogni tanto da zone sopraelevate la vista si allarga su vedute quasi ampie, ma sempre diverse secondo il punto di vista da cui si guarda. Dove si vede una parte del lago, dove un’altra, dove una lunga distesa di quell’ampia e variegata conca d’acqua; di qua lago, che all’estremità sembra chiuso, o sembra che si perde tra le file di montagne che vanno e vengono più ristrette o più allargate e che si riflettono capovolti nell’acqua, con i paesetti che se ne stanno sulle rive; dall’altra parte c’è il ramo di un fiume, che si allarga a formare un lago, poi si restringe ancora diventando un fiume che scorre come un lucido serpente tra le montagne che lo circondano. Il luogo da cui si può ammirare questo spettacolo è esso stesso uno spettacolo: da ogni parte la montagna con le sue vette, le sue alture ben in vista, cambia aspetto ad ogni passo estendendosi e moltiplicandosi in numerose cime, tanto che quel che prima sembrava solo un monte sembra un insieme di monti: l’aspetto piacevole di quei pendii rende meno aspra la natura selvaggia e abbellisce ulteriormente il resto del magnifico panorama.

Dove si trova quel ramo del lago di Como

È forse una delle domande più gettonate tra gli studenti (e non solo): dove si trova “Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno”? Il famoso e ampio scorcio di paesaggio che apre I Promessi Sposi e fissa l’inizio della storia all’interno di un preciso sfondo geografico appartiene alla città e al territorio di Lecco che si contraddistingue per la presenza del lago “tutto a seni e a golfi”, dei monti “l’uno detto di San Martino, l’altro, con voce lombarda, il Resegone, dai molti suoi cocuzzoli in fila, che in vero lo fanno somigliare a una sega”, dei tre torrenti Geronze, Caldone, Bione e del fiume Adda. Lecco è il cuore dei luoghi manzoniani qui si trova il Ponte Avazzone Visconti, il Tabernacolo dei Bravi, il Palazzotto di Don Rodrigo, il villaggio dei pescatori di Pescarenico (il rione di Lecco dove Manzoni colloca il convento dei Cappuccini in cui vivevano Fra Cristoforo e Fra Galdino e da dove Lucia partirà per sfuggire a Don Rodrigo), la casa di Lucia e la Villa Manzoni, solo per citarne alcuni.

Incipit Promessi Sposi: spiegazione e commento

Il romanzo I Promessi Sposi si apre con il celeberrimo incipit “Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien quasi a un tratto, tra un promontorio a destra e un’ampia costiera dall’altra parte” e inizia quindi con la descrizione dei luoghi che si contrappone alla difficile situazione della Lombardia sottomessa alla dominazione spagnola in un susseguirsi di intervalli e scene che formano il ritmo di una storia in perfetto equilibrio. Al racconto dei luoghi segue la conoscenza di Don Abbondio impegnato nella sua passeggiata verso casa, la successiva digressione sui Bravi, l’incontro tra il curato e i due Bravi, un’altra digressione sulla situazione sociale lombarda e infine il colloquio tra il prete e la Perpetua. Come abbiamo detto il primo personaggio a guadagnare la scena è Don Abbondio, il prelato è impegnato nella lettura del suo breviario mentre fa ritorno verso casa ma la sua tranquilla passeggiata al tramonto viene interrotta da i due Bravi, gli scagnozzi del signorotto locale Don Rodrigo interessato alla giovane Lucia Mondella che il giorno successivo avrebbe contratto matrimonio con Renzo Tramaglino. Incaricati di dissuadere il prete dal celebrare il matrimonio, i Bravi pronunciano la famosa frase “questo matrimonio non s’ha da fare né domani, né mai” e certi di aver raggiunto il loro scopo lasciano Don Abbondio rientrare a casa dove ad attenderlo c’è la serva Perpetua. La donna si accorge subito che qualcosa angoscia il curato e spinta un po’ dall’indole pettegola, un po’ dalla preoccupazione, cerca di strappare qualche informazione a Don Abbondio che alla fine cede raccontando quanto accaduto con i Bravi e intimandole di non farne parola con nessuno.

Commento Promessi Sposi introduzione capitolo 1

Dopo aver brevemente spiegato il primo capitolo passiamo a commentarlo per approfondire tutti quegli aspetti utili a comprendere meglio l’opera di Alessandro Manzoni. Prima di tutto è necessario citare le due digressioni di carattere storico di cui abbiamo parlato all’inizio di questo paragrafo, cominciando dalla prima ovvero quella che s’inserisce tra la camminata di Don Abbondio e il momento in cui il prete si accorge dei due Bravi che lo attendono. L’attimo di pausa che precede la scena in cui il prete e i due scagnozzi di Don Rodrigo si parleranno è utile al narratore per far emergere il tema dell’ingiustizia connesso al problema della dominazione spagnola le cui numerose leggi non si erano, di fatto, mai concretizzate in una soluzione reale che si opponesse ai privilegi dei ricchi e alla corruzione. La seconda digressione invece è successiva all’incontro tra il prete e i Bravi, anticipa quello tra il curato e la Perpetua e fa emergere l’indegnità morale con un chiaro riferimento alla figura di Don Abbondio descritto come un uomo né nobile né coraggioso, che ha scelto la tonaca non per vocazione ma perché attirato dai privilegi della sua posizione, paragonato a un “vaso di terracotta costretto a viaggiare in compagnia di molti altri vasi di ferro”. Archiviate le digressioni storiche, se ci spostiamo sul piano del linguaggio ci renderemo conto di come questo ci aiuta a comprendere meglio il carattere dei personaggi: se le frasi sospese di Don Abbondio ci raccontano un indole sottomessa e paurosa, i due Bravi usano un registro arrogante, sguaiato e minaccioso mentre la Perpetua è una donna dal linguaggio semplice e schietto tanto da riuscire a farsi raccontare da Don Abbondio cosa gli è accaduto durante la passeggiata di ritorno verso casa. Infine non va dimenticato l’uso delle figure retoriche, dall’ironia manzoniana (che emerge nel passaggio in cui l’autore racconta dei “soldati spagnuoli, che insegnavano la modestia alle fanciulle e alle donne del paese, accarezzavano di tempo in tempo le spalle a qualche marito, a qualche padre, e sul finire della state, non mancavano mai di spandersi nelle vigne, per diradare le uve, e alleggerire ai contadini le fatiche della vendemmia”) passando per l’uso della litote (“non era nato cuor di leone” con riferimento a Don Abbondio), delle metafore (“animale senza artigli e senza zanne”), delle similitudini (“come un vaso di terra cotta”) e dei latinismi.

Riassunto capitolo 1 Promessi Sposi

La vostra missione è fare un riassunto dettagliato di ogni più piccola parte del primo capitolo del romanzo I Promessi Sposi? Niente panico, abbassate il volume delle vostre ansie e tirate un sospiro di sollievo perché ci siamo noi di ScuolaZoo a correre in vostro soccorso. Se quello che vi serve è un approfondimento sui temi, i personaggi e i luoghi allora ecco il link da non perdere:

(Foto Cover -  I Promessi Sposi, Lux Film / Interno – I Promessi Sposi, Lux Film)

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