#Diario del Professore

I compiti per le vacanze di Natale non servono a niente

22 dicembre 2015

Ho questa idea, non so se e quanto è giusta, ma ce l’ho.

Che i compiti per le vacanze di Natale non servano a niente. Ma neanche, non è esaustiva come definizione. Ci vuole qualcosa di più incisivo. Ecco: i compiti per le vacanze di Natale non servono a una mazza. Meglio così.

I compiti per le vacanze sono deleteri per il corpo e per lo spirito. Fanno male alla salute. Rovinano i rapporti umani. E poi, riducendo le visite ai parenti per mancanza di tempo, rischiano di privare i nostri studenti di uno dei motivi sacri e inviolabili per cui attendere con trepidazione le vacanze natalizie: le mance delle nonne e degli zii!

Insomma: i compiti per Natale no, no e no. E lo dico da prof.

Noi insegnanti stiamo qui spesso a lamentarci, a infervorarci, a gettare anatemi sul fatto che i nostri studenti studino poco, sul fatto che non si impegnino a sufficienza, ma ci dimentichiamo di un piccolo insignificante dettaglio: lo studio, per essere fatto bene, ha bisogno di una alternanza tra concentrazione e ricreazione. I momenti di concentrazione non devono essere inquinati dai momenti di ricreazione ma, viceversa, lo stesso deve succedere nei momenti di ricreazione.

Mi spiego meglio? È come se chiedessimo a una squadra di calcio, nell’intervallo tra primo e secondo tempo, di mettersi a fare flessioni ed esercizi in spogliatoio.

È come se chiedessimo a un camionista, dopo tre giorni di guida ininterrotta, di tornare a casa e mettersi ad esercitarsi nel quartiere sotto casa con il suo camion, così, tanto per mantenersi in allenamento.

È come se, è come se… come se chiedessimo a Mika di cantare anche nel sonno!

C’è qualcosa che non va, vero? Anche perché Mika così sveglierebbe tutti i vicini.

Poi, ammettiamolo, cari prof: abbiamo tutti questo orribile vizio di credere che la nostra materia sia l’unica. Facciamo una fatica incredibile a ricordarci che esistono anche altre discipline e che, quindi, è probabile che anche in quelle ci siano dei compiti per le vacanze. E così pensiamo: “Ma sì, due-tre pagine di esercizi e un paio di riassunti non fanno male a nessuno!”.

Già, peccato che le due-tre pagine e i due riassunti bisogna poi moltiplicarli per tutte le 8-9 materie. Risultato? I tuoi studenti avranno su 15 sì e no 4-5 giorni di vero stacco dallo studio. E poi pretendi anche di riaverli a scuola a gennaio belli pimpanti e pronti all’assalto di libri e interrogazioni? Ahahah!

Infine: quei 15 giorni lì, dal 23 dicembre al 6 gennaio, specie per i ragazzi più piccoli delle elementari e delle medie, dovrebbero avere lo scopo di promuovere uno dei diritti più sacrosanti dell’infanzia: il diritto di annoiarsi. Il diritto di fare “Uff!”. Il diritto di non sapere che cavolo fare tutto il pomeriggio.

Occorre che il maggese dei tempi morti, del naso attaccato al vetro guardando fuori, dei quarti d’ora interminabili a fissare il soffitto, riempia la terra così troppo calpestata e piena di questi ragazzi, a lasciar germogliare pensieri, crescere desideri, muoversi passioni.

La conosco, eccome se la conosco, La Grande Obiezione: “Eh, ma poi in due settimane questi dimenticano tutto, torniamo a gennaio e mi tocca rifare il programma daccapo!”.

Vero. Ho visto studenti cancellare interi gigabyte di memoria in molto meno di due settimane, rimuovere completamente dal proprio hardisk argomenti svolti due giorni prima. Lo so che succede così. Ma chi pensa che dare degli esercizi per le vacanze possa evitare questo sfacelo, almeno per la mia esperienza, si sbaglia di grosso.

Non facciamo finta di non saperlo: i compiti per le vacanze, nella stragrande maggioranza dei casi, vengono svolti nelle ultime 48 ore (se non negli ultimi 48 minuti…), quando ormai il disco è stato bello che formattato. Molto più utile tornare sapendo che la prima settimana dovrà essere tutta di ripasso. Servirà un sacco a loro e servirà a noi.

Poi lo so che ci saranno quelli che si arrabbieranno (soprattutto i genitori: avere i figli liberi da impegni 24 ore su 24 è molto più dura per loro)(e infatti sono quasi sempre loro quelli che se la prendono di più se i figli sono senza compiti…). Ma, per come la vedo io, è meglio spegnere tutto e ripartire con forza, che ritrovarmeli fra due settimane ancora stanchi, come se non avessero mai del tutto staccato.

E ora vado un po’ a riposarmi, che mi è venuta voglia di ascoltare un cd di Mika.

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