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Mal-educazione fisica

16 novembre 2016

Avete presente quei film americani dove mostrano i loro college con quattro campi da Football Americano, tre palazzetti dello sport, due palestre (di cui una con piscina), alcuni campi da Baseball e Hockey? Ecco, quasi certamente, uno studente italiano, per vedere così tante strutture sportive nei paraggi, dovrebbe solo sperare nella costruzione di un villaggio olimpico (purtroppo o fortunatamente, dipende da voi, niente Roma 2022), ma è ovvio che nessun plesso scolastico dispone di una tale attrezzatura sportiva.

Che lo Stato italiano incentivasse poco lo sport, questo è evidente, ma altrettanto palese è che l’Educazione Fisica sia un po’ la sorella sfigata e trasandata delle altre materie scolastiche, soprattutto per i più piccoli. A volte, il problema riguarda le difficoltà collegate agli impianti. Frequentemente, però, si tratta di una mera ragione culturale.

Abbiamo scambiato due parole con Marco Bussetti, Provveditore di Milano con una formazione alle spalle che arriva proprio dalle Scienze motorie, il quale ci dice che sempre più genitori, al momento dell’iscrizione, vogliono essere informati circa l’offerta sportiva di cui l’istituto dispone.

Ma, per quanto sia importante il movimento, soprattutto nell'età giovanile, nelle scuole primarie gli specialisti e/o laureati ISEF non sono previsti, fatto che mette in difficoltà sia gli insegnanti sia gli studenti.

Bussetti aggiunge: "La Buona scuola poteva essere un'occasione per un cambio di rotta; su questo purtroppo, fino a ora, così non è stato. E tutti i progetti e le sperimentazioni che partono negli istituti servono a colmare questa carenza".

Come accennavamo prima, nelle elementari l'insegnante specifico di educazione motoria - al pari di quello di educazione fisica nelle superiori - non esiste. È la stessa maestra che spiega matematica o scienze che porta i bambini in palestra, la quale, al massimo, può proporre alcuni giochi ma non di più.

La problematica è sempre più avvertita anche da chi guida le scuole stesse: "Mi rendo conto che spesso gli insegnanti non si sentono ferrati in questa materia" - spiega Laura Barbirato, preside del comprensivo Bodio Guicciardi di Milano - "o, peggio, la considerano come un tempo di risulta che sacrifica lo studio. E quante volte mi capita di sentire: Se qualcuno disturba in corridoi guardate che non facciamo ginnastica!. Come se fosse una disciplina opzionale". Tuttavia gli studi che pongono l’accento sull'importanza del movimento fra i più piccoli, non solo dal punto di vista dello sviluppo motorio e cognitivo, ma anche in termini di prevenzione, non vengono contati.

Per tamponare questo problema, infatti, il MIUR e Regione Lombardia hanno fatto partire due progetti che coinvolgono il Coni. Il primo si chiama "Sport di classe" e consiste nell'affiancamento di laureati ISEF ai maestri. Quest'anno le scuole di Milano e provincia che partecipano sono quaranta. Nonostante tutto, per noi di ScuolaZoo, la coperta è troppo corta, anche dal punto di vista orario: lo specialista entra in classe al massimo due ore al mese. Poi, c'è "A scuola di sport", nel quale gli esperti entrano in classe per un totale di venti ore: gli istituti coinvolti sono un centinaio fra città e provincia. Ma se nel primo caso il progetto è gratuito per le scuole, nel secondo la Regione paga solo una parte del contributo necessario. L'altra è a carico o degli istituti oppure, come a Milano, dell'amministrazione comunale.

L’ennesimo harakiri dello Stato Italiano, il quale fa un regalo ai suoi studenti, chiedendo loro di rimborsargli la spesa, almeno in parte.

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