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C'è l'ok ai test rapidi a scuola: cosa sono, come funzionano e perché sono utili

30 settembre 2020

Scuola, il Ministero della Salute dà il via all'uso di test rapidi per verificare i casi positivi in classe

Siamo alla terza settimana di scuola e sono già oltre 800 le scuole interessate dai contagi di Coronavirus. E con l'arrivo dell'autunno e delle tradizionali influenze stagionali che presentano sintomi simili a quelle della COVID-19 si prospettano aule vuote, con intere classi in isolamento al verificarsi di ogni caso sospetto, almeno fino all'avvenuto tampone. Per questo motivo, il Ministero della Salute ha approvato - con una circolare - l'uso dei test rapidi nelle scuole, strumenti utili per avere risultati su positività/negatività in tempi velocissimi (circa 15 minuti) evitando così di dovere mettere in quarantena tantissimi studenti. Ma come funzionano? test-rapidi-scuola

Che cos'è un test rapido?

I test rapidi, secondo la definizione data dal Ministero della Salute, si basano sulla ricerca di proteine virali cioè degli antigeni. Il campione da analizzare viene raccolto con le stesse modalità del test molecolare, quindi con una sorta di cotton fioc che viene inserito in gola e nel naso. La differenza rispetto al tampone è che non necessita di un'analisi laboratoriale, ma ha dei tempi di risposta molto brevi, di circa 15 minuti. Questo perché il campione estratto viene messo in contatto con una striscia in cui sono presenti degli anticorpi: se c'è positività, gli anticorpi determinano una reazione del virus e di conseguenza la striscia cambia colore. Un metodo semplice che non richiede sostanze specifiche o analisi di laboratorio. Questi test sono attualmente già utilizzati negli aeroporti come prima forma di screening.

La differenza tra test rapidi, test molecolari (classico tampone) e test sierologico

I test molecolari, invece, sono quelli "classici" effettuati tramite tampone naso-faringeo. In questo caso, non si ricercano gli antigeni, ma si analizzano i campioni utilizzando metodi molecolari di real-time RT-PCR che individuano l'RNA del virus. Per svolgere questo tipo di attività, però, servono laboratori specializzati e quindi i tempi di risposta si allungano a ore/giorni. Esistono poi i test sierologici, che si basano su un prelievo di sangue e servono a rilevare la presenza di anticorpi al Coronavirus. I test sierologici, quindi, servono a capire se si sono sviluppati gli anticorpi al virus (e quindi siamo stati in contatto con questo), ma non ci rivela se l'infezione è in atto al momento o lo è stata in passato. Per questo, in caso di positività, è richiesto il tampone.

Quali sono i vantaggi e i limiti dei test rapidi?

Il vantaggio è chiaro: grazie ai tempi rapidi di risposta, il test antigenico permette di capire nel giro di pochi minuti chi è positivo e chi no. Nelle scuole, questo è molto utile perché si evita di mandare intere classi in quarantena in attesa del tampone. Con i test rapidi, inoltre, si permette anche ai laboratori di analisi di non dover gestire moli enormi di tamponi - che provocano una dilatazione notevole dei tempi per avere una risposta - soprattutto in vista dell'inverno. Il suo limite è che il test rapido non è affidabile come il quello molecolare: il tampone analizzato in laboratorio rimane il più efficace per individuare l'infezione da Coronavirus in corso. Si riscontrano, con i test antigenici, infatti sia falsi-positivi che falsi-negativi ed è per questo che chi risulta positivo viene sottoposto poi a tampone classico per confermare la diagnosi. Per quanto riguarda invece i falsi-negativi, si tratta di persone con carica virale molto bassa la quale, in alcuni casi, non viene rilevata dal test antigenico. Tuttavia, negli aeroporti, il test rapido si è confermato essere un metodo di prevenzione importante, in grado comunque di isolare casi di positività con alta carica virale prima che potessero infettare altri in attesa di sottoporsi a tampone. Utilizzando le parole del Ministero della Salute: «Posto che l’intervallo di tempo utile per ottenere i risultati dei test molecolari risulta più ampio, si ritiene che l’utilizzo di tali test antigenici rapidi sia in grado di assicurare una diagnosi accelerata di casi di COVID-19, consentendo una tempestiva diagnosi differenziale nei casi sospetti tra sindrome influenzale e malattia da SARS-CoV2».

Da quando saranno disponibili i test rapidi nelle scuole?

Al momento, la sperimentazione è partita nel Lazio e anche il Veneto è pronto per iniziare. Tuttavia, il Commissario Arcuri ha pubblicato un bando per reperire 5 milioni di kit da inviare nelle scuole, che si chiuderà l'8 ottobre. Ancora non conosciamo le tempistiche di distribuzione e come verranno ripartiti i test tra le Regioni.

E i test salivari?

Ultimamente si sta parlando molto dei test salivari, che sarebbero molto meno invasivi di quelli rapidi o molecolari, in quanto si basano solo sul prelievo di un campione di saliva senza dover eseguire un tampone naso-faringeo. Anche in questo caso ne esisterebbero due tipi: uno salivare rapido che riconosce l'antigene e uno salivare molecolare che si basa su analisi di laboratorio. Tuttavia, il Ministero della Salute al momento esclude l'utilizzo di quelli molecolari perché «la saliva non si presta bene all’utilizzo con le apparecchiature di laboratorio altamente automatizzate [...] perché essa ha densità variabile e può creare problemi ai sistemi di pescaggio ad alta automazione». I test rapidi salivari, invece, devono comunque essere analizzati in laboratorio per essere efficaci come i test antigenici rapidi. A meno che non si attivino quindi dei presidi laboratoriali nei punti in cui si effettua il prelievo, i test salivari non possono essere utilizzabili per lo screening rapido. Leggi anche: (Foto Credits: Pixabay)
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