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Come sconfiggere l'odio razziale? Le soluzioni di giovani italiani, migranti e rifugiati con UNICEF

2 dicembre 2019
Uno dei temi di attualità più caldi degli ultimi anni è quello dell’immigrazione. Gli adulti discutono e dibattono sull’accoglienza di migranti e rifugiati, se è giusto, non giusto, se bisogna chiudere le frontiere o meno, tanto che ormai sembra quasi si parli di numeri e non di persone reali che scappano da Paesi in cui i loro diritti e la loro sopravvivenza non sono garantiti per motivi economici, sociali, culturali, legati a fenomeni climatici o a guerre o a una situazione politica instabile. UNICEF monitora da anni la condizione dei bambini in tutto il mondo, per migliorarne le condizioni e verificare il rispetto dei diritti enunciati nella Convenzione dei Diritti dei bambini e degli adolescenti, che lo scorso 20 novembre ha celebrato 30 anni. Il diritto alla vita, alla crescita e allo sviluppo, il diritto all’istruzione, il diritto all’ascolto o alla non discriminazione sono spesso ignorati, soprattutto in alcune parti del mondo, e non vanno comunque mai dati per scontati anche in Paesi come l’Italia, tanto che UNICEF ha lanciato la campagna #FattiSentire per chiedere ai ragazzi qual è il principio della Convenzione più a rischio in Italia, in modo da portare i risultati alle istituzioni.  unicef-2

Combattere la discriminazione e l’odio razziale: l’obiettivo di UNICEF

L’obiettivo di UNICEF è quello di affermare l’uguaglianza dei diritti e l’eliminazione delle discriminazioni per tutti i bambini e adolescenti, soprattutto i gruppi più vulnerabili tra cui i minorenni di origine straniera che vivono, crescono e studiano in Italia. Purtroppo, i fenomeni di discriminazione nei confronti di bambini e ragazzi che sono arrivati in Italia da poco o sono nati nel nostro Paese ma non hanno la cittadinanza italiana sono sempre più consistenti e questi fenomeni rischiano di portarli a essere esclusi progressivamente dalla società o non integrarsi mai. Secondo gli ultimi dati diffusi da UNICEF, tra il 2014 e il 2018, sono stati in tutto oltre 70 mila i minori stranieri non accompagnati arrivati in Italia via mare, il 90% dei quali di età compresa fra i 15 e i 17 anni. Tra loro 60 mila sono diventati maggiorenni nel nostro Paese ma non hanno ancora una tutela tale da garantirgli una transizione all’età adulta al pieno delle loro potenzialità. 

Oltre il razzismo: le soluzioni proposte da giovani italiani, migranti e rifugiati

Come fa UNICEF a intervenire per l’eliminazione progressiva di fenomeni di razzismo e discriminazione nei confronti di giovani migranti e rifugiati? Da novembre del 2016 l’UNICEF è attivo in Italia con un programma operativo di risposta a favore dei minorenni stranieri non accompagnati con focus sulla protezione infanzia, sullo sviluppo delle competenze e sulla promozione di iniziative di inclusione sociale. L’UNICEF risponde inoltre con un’intensa azione di advocacy istituzionale e con attività di sensibilizzazione, portate avanti anche con campagne che coinvolgono direttamente i giovani, come UNICEF Generation e Io Come Tu, pensate apposta per celebrare i diritti dell’Infanzia e dire “no” a ogni forma di odio. Durante questi incontri, UNICEF ha raccolto la voce dei ragazzi ed ecco quali sono le loro opinioni. 

Da cosa deriva l’odio?

A questa domanda risponde Priscilla, parte dell’Hate Interrupter Team dell'associazione Mulab, intervenuta al Terzo Activate Talk di UNICEF ospitato nella cornice di UNICEF Generation. «Siamo stati tutti, almeno una volta, carnefici in maniera inconsapevole. Gli stereotipi nascono solo dal non conoscere qualcosa o qualcuno». Uno dei motivi per cui si odia qualcuno, infatti, è banalmente non conoscere l’altro, vederlo come diverso senza però voler scoprire com’è quella persona, qual è il suo passato e il suo presente, ma basando la nostra opinione su di lui solo come facente parte di una “categoria” che si fonda su una serie di pregiudizi. E se è difficile catalogare perfino la musica, come si fa a categorizzare le persone? Ovviamente non si può e non si deve. 

Come si sconfigge l’odio?

«Quando pensi al confine pensi a un limite di solito, ma quando hai voglia e coraggio di superare le barriere, il confine non è più un limite che ti rinchiude ma qualcosa che apre nuove possibilità di conoscere, scoprire e incontrarsi», è il pensiero che viene da Bakari Diawana e Marwan Mohamed, che hanno partecipato al Talk raccontando il progetto danza movimento terapia (Laboratorio 53) di cui fanno parte. Aprire la mente, incentivare momenti di dialogo, riflettere sulle similitudini e le differenze che ci rendono tutti uguali è la chiave per vedere tutto in modo diverso.  Tra le soluzioni individuate, come racconta Bassirou Dembele, Maliano, valorizzare la ricchezza della migrazione, cambiando la narrativa e proponendo un’immagine positiva: «Ho imparato che comunque non dobbiamo sentirci vittime, l’immagine che vogliamo dare siamo noi, tutti i giorni, con le nostre azioni e i nostri comportamenti».
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