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La Maturità 2019 raccontata da una maturanda in crisi: ansie e paure di questo maggio da inferno

29 maggio 2019

Maturità 2019: il diario di una maturanda in crisi - aggiornamento n. 1

La Maturità 2019 sta arrivando e tra gli ultimi compiti da fare in classe, l'imminente uscita dei nomi dei commissari esterni, gli argomenti da finire e tutti i dubbi sul nuovo Esame di Stato e sul nostro futuro post-diploma, maggio è da considerarsi un vero e proprio inferno. E chi meglio di un maturando può raccontare questo viaggio nell'Ade? La nostra Consuelo, da maturanda in crisi lei stessa, darà voce, tramite la sua esperienza, a tutte le vostre ansie, paure e considerazioni su questa imprevedibile Maturità, per accompagnarvi e dirvi che non siete soli e che avete sempre qualcuno, come ScuolaZoo, al vostro fianco. E allora non perdetevi la rubrica settimanale di Consuelo su ScuolaZoo perché come dice un vecchio detto: "Mal comune, mezzo gaudio". E sai quanto gioiremo una volta affrontata questa Maturità! Se volete raccontarci anche il vostro punto di vista, le vostre esperienze e ansie o avete dubbi o domande a cui vorreste ricevere una risposta, scrivete a sos.studenti@scuolazoo.it. Qua la nostra guida completa alla Maturità 2019: maturità diario

Maturità 2019, il diario di una maturanda in crisi: maggio sta finendo... ed è solo un inferno

Siamo ormai giunti alla fine di maggio, quel mese dell’anno che suscita un senso di gioia e di ebrezza in tutti gli studenti d’Italia, già proiettati verso l’estate che verrà. Mese tanto gioioso per tutti, tranne che per i maturandi in crisi, una particolare e incredibilmente sfortunata specie "in via di estinzione" composta da migliaia di ragazzi che ogni anno sono costretti dallo Stato Italiano a vivere il dramma della Maturità. Niente mare, niente sole, niente estate per loro, fino a metà luglio. Il che, se ci pensate, è un dramma di proporzioni enormi. Immaginate di vedere i ragazzi frequentanti le classi prime, seconde, terze e persino quarte (tranquilli, questo inferno arriverà anche per voi) ritirarsi da scuola già il dieci maggio mentre tu, sì, tu, lo sfigato di turno, sei costretto ad andare a scuola fino al dieci giugno perché puntualmente, come succede da che mondo è mondo, i tuoi prof avevano promesso che avreste terminato il programma già ad aprile e che avreste trascorso tutto maggio a ripassare. Avreste, sì, seconda persona plurale tempo condizionale presente del verbo avere. Qualcosa che sarebbe dovuto accadere ma che, per ovvi motivi non ha avuto luogo perché, puntualmente, su 11 materie, sono stati terminati solo due programmi: quello di Educazione Fisica, mai iniziato, e quello di Storia Dell’arte, che ovviamente non sarà materia d’esami. Ma lo sapete qual è il dramma più grande? È che quest’anno tra gli sfigati costretti a patire le pene di questo inferno ci sono anche io. Pensavo che questo momento non sarebbe mai arrivato. Sembrava ieri quando varcavo per la prima volta la porta del mio liceo. Zaino degli One Direction in spalla, auricolari con What Makes You Beautiful che pompa nelle orecchie, e sorriso smagliante, eccitata all’idea, adesso incomprensibile, di essere diventata anche io una liceale, probabilmente influenzata dalle serie tv americane che presentavano licei fighissimi, strutture all’avanguardia e prospettavano un’adolescenza all’insegna delle feste in spiaggia e del vitalismo eroico introdotto da D’annunzio. Inutile dire che, ovviamente, tali aspettative non sono mai state rispettate, almeno nel mio caso. Il mio liceo è putrescente e molto lontano da ciò che si definisce una “struttura all’avanguardia”, spero che almeno voi siate stati più fortunati di me. La mia adolescenza? Niente feste, niente balli e soprattutto niente alcol né, tantomeno, vitalismo eroico. Se dovessi raccontare i miei “Teenage Years” probabilmente vi direi che non sono stati né una favola né tantomeno un incubo ma un’interminabile serie di scleri apparentemente immotivati, pomeriggi dedicati quasi esclusivamente allo studio, liti in classe e a casa e un’infinità di tempo trascorso a desiderare di crescere il più in fretta possibile. Come ogni altro vecchio cliché, mi rendo conto solo adesso che, in realtà, il mio desiderio è stato esaudito e che, se potessi, probabilmente tornerei indietro per concentrare le mie energie in desideri più produttivi.   Bei tempi quelli in cui non esisteva ancora Netflix e si rischiava di prendere a calci il PC per vedere una puntata di Gossip Girl su Altadefinizione che durava 60 minuti di cui 45 erano solo di attesa per farla caricare, tra imprecazioni in 5 lingue diverse e smorfie di disgusto ogni volta che il film ripartiva per poi fermarsi 10 secondi dopo. Quando guardare Game of Thrones non ti rendeva figo. Quando non esistevano ancora i filtri di Snapchat, quando Twitter e Ask.fm erano ancora i social più in voga e nessuno prestava la minima attenzione ad Instagram. Quando il Samsung era il non plus ultra della tecnologia e nessuno poteva permettersi l’Iphone 4. Nonostante tutto però, ero contenta, non vedevo l’ora di intraprendere quella che allora pensavo fosse un’avventura ma che presto avrei scoperto essere una vera a propria puntata degli annuali Hunger Games. Sì, perché il liceo è qualcosa di indescrivibile, una serie infinita di ingiustizie, un luogo in cui la meritocrazia non esiste, in cui si va avanti solo se si copia e se si fa il furbo, in cui sei alla mercé di creature mitologiche dalle fattezze indefinite il cui unico obiettivo è renderti la vita impossibile. Un vero e proprio inferno quindi, in cui tutti i tuoi peggiori incubi diventano realtà: professori egocentrici che piazzano verifiche a sorpresa in qualsiasi momento di qualsiasi giorno; prof che pensano di essere ragazzini, che si presentano in classe con cappelli da rapper che andavano di moda nel 2004 e dicono frasi del tipo “Bella Frà”; prof che ti odiano a pelle, senza alcun motivo logico e non importa quanto tu possa impegnarti o studiare, il tuo voto nella loro materia sarà sempre e solo 4; prof che, al contrario, ti amano alla follia e non importa se tu abbia studiato o meno, il tuo voto nella loro materia sarà sempre 10. E ancora: prof che fingono di essere amici degli alunni e che hanno la ferma convinzione di essere supereroi; prof sposati con Padre Dante che non ti faranno passare l’anno se non impari a memoria i canti della Divina Commedia e, chi più ne ha più ne metta.   La scuola, dopotutto, è un vero e proprio zoo popolato da creature strane, un po’ psicopatiche, un po’ egocentriche, che il più delle volte soffrono di manie di protagonismo ma che spesso ti faranno ridere come non mai e piangere più di quanto avresti mai potuto immaginare e che, nonostante tutto, rappresenteranno una seconda famiglia per i prossimi anni della tua vita. Ci sono molte cose che non mi mancheranno per niente della mia scuola come, ad esempio, il fiume che si viene a creare nella mia classe quando piove o quella prof che mi odia da anni senza un’apparente motivo e che, nonostante la sua materia non sia presente al colloquio d’esami,  continua a torturarmi e a darmi filo da torcere. Forse più che la scuola in sé, mi mancherà l’idea di me stessa lì dentro, la persona che ero e che mai più sarò. Non mi sono resa conto di quanto in fretta sia trascorso il tempo e, giuro che se me ne fossi accorta, avrei provato a fermarlo o, almeno, a rallentarlo un po’ . Il tempo però, non aspetta nessuno ragion per cui, se stai leggendo questo articolo allora, probabilmente, insieme a me, in questo girone dantesco ci sei finito pure tu. Torniamo a noi, di tempo per lasciarci andare andare alla malinconia ne abbiamo a bizzeffe, concentriamoci su maggio che per un maturando in crisi ha un solo sinonimo: inferno. Si perché a maggio iniziano i count down, l’ansia che sale, tremila ottocento programmi da studiare e da ripetere prima di giugno, altrettante interrogazioni da fare prima che finisca il mese, la Maturità che si avvicina, i genitori che non smettono di assillare “suggerendo” università e chiedendo cosa vuoi fare della tua vita mentre tu non riesci nemmeno a ricordarti il tuo nome però devi pur dare una risposta che sfocia in un “non so, devo ancora pensarci” mentre provi a ricordare tutte le opere di D’annunzio e Pascoli e… aspetta… ma “Il Trionfo Della morte” di che parlava? E i tuoi genitori si guardano confusi, perplessi e iniziano a straparlare perché  è impossibile che tu non abbia ancora deciso quale università frequentare. Allora decidono loro. “Ti vedo bene a Medicina. Ma ti immagini? Nostra figlia medico.” “Mamma, svengo alla vista del sangue” “Allora avvocato! È deciso, studierai legge. Oppure ingegneria meccanica. Anzi no, informatica”. Mentre nella tua testa c’è solo una confusione immensa. Perché il problema non è l’esame di Maturità in sé, bensì tutto ciò che esso rappresenta e che viene dopo. Se vorresti urlare, scappare di casa, rinchiuderti in un manicomio o buttarti dal quinto piano perché, piuttosto che ricordarti la concezione della Natura di Hegel, hai in testa le pecore che saltano, tranquillo, mantieni la calma e ricordati che ci sono migliaia di ragazzi nella tua stessa situazione, inclusa la sottoscritta. Mantieni la calma perché ScuolaZoo, da sempre attenta alle nostre esigenze, ha ben pensato di dare vita a questa nuova rubrica che racconterà la realtà della maturità in tutte le sue sfaccettature; dall’ansia, all’incertezza, alla paura di fallire, di non essere all’altezza, alle simulazioni, fino ad arrivare alle novità apportate in questi nuovi esami dal Miur, dalle prove scritte a quelle orali, per salutarci infine con una bella chiacchierata pre-notte prima degli esami, per ritrovarci a cantare Venditti a squarciagola, tutti insieme, ridendo, scherzando ma anche discutendo e analizzando con tutta la serietà del caso questa Maturità che tanto spaventa. Sarò io a raccontare la maturità 2019, con la simpatia e il sarcasmo che mi contraddistinguono, per tentare di infondere un po’ di coraggio a tutti voi che, come me, vi trovate ad affrontare questo scoglio che, adesso sempre insormontabile. Saremo insieme in questa avventura. Scenderemo nell’Ade e torneremo fra i vivi a metà luglio, pallidi, sconvolti ma da eroi, senza lasciare vittime durante il viaggio di ritorno. Ve lo prometto. Ps: i primi veri Hunger Games delle nostre vite inizieranno fra poco meno di un mese. Buona fortuna a voi e, soprattutto a me! Ci sentiamo la prossima settimana. Ciau! Consuelo Tiralongo (Foto Credits: Pixabay)
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