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Testo argomentativo Maturità 2019 Tomaso Montanari e il futuro: traccia svolta

19 giugno 2019

Prima Prova Maturità 2019: testo argomentativo sul futuro con testo di Tomaso Montanari

Oggi è il giorno della Prima Prova: la nuova Maturità 2019 ha inizio. Gli studenti stanno sono alle prese con le tracce del Miur, da poco arrivate nelle scuole superiori. Tra le tre tipologie alcuni maturandi hanno scelto il testo argomentativo di Tomaso Montanari "Istruzioni per il futuro". Siete alla ricerca del tema svolto per l'esame di Stato 2019? Ecco la traccia B1 di Prima Prova 2019 svolta per voi da ScuolaZoo. Trovate tutte le tracce del Miur ed i relativi svolgimenti qui:

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Traccia svolta Tomaso Montanari: tema argomentativo sul futuro

Il “Bel paese”: è così che scrittori e poeti spesso chiamano l'Italia ed è un appellativo meritato. La bellezza del nostro paese la si trova nel suo clima temperato, nell'immensità dei paesaggi naturali e, soprattutto, nella conservazione di un patrimonio culturale, artistico e monumentale che il mondo intero ci invidia. Calabria, Sicilia, Puglia e Campania ci offrono numerose testimonianze artistiche dello stanziamento greco in Italia; soltanto a Roma abbiamo l’Arco di Augusto, la Domus Aurea, l’Ara Pacis, il Colosseo, il Pantheon e il Foro di Traiano a ricordarci il periodo dell'egemonia romana; il periodo etrusco, invece, ci ha lasciato tombe, sculture e pitture sepolcrali fra Toscana e Umbria. Per non parlare poi dell’arte bizantina, medievale, rinascimentale e barocca di cui siamo sommersi. Abbiamo così tanto, forse persino… troppo. Così troppa storia e bellezza! A cui probabilmente ci siamo abituati al punto da esserne diventati ciechi.

Lo storico dell’arte e saggista Tomaso Montanari sottolinea nel suo testo il fatto che siamo una generazione narcisa, concentrata più sull’attimo fuggente che non al passato o al futuro, ed è una triste verità. Sicuramente si vive più nel quotidiano, perché il futuro, per noi giovani, appare sempre più incerto. Per me è difficile apprezzare il collegamento col passato del nostro Paese davanti a una scultura di Donatello o a un dipinto di Leonardo, mentre è molto più semplice ricercare fantasiose ‘verità’ storiche nelle serie tv e nei film sfornati da Hollywood. Trovo più facile vivere la Storia attraverso lo schermo di un cinema, anche se sarebbe molto più ovvio guardarmi attorno e bearmi di tutta l’arte ancora palpabile che ci circonda e che vorrebbe raccontarci molto di più.

Purtroppo, la sensazione generale è che l'epoca che stiamo vivendo sia fatta di istanti da catturare con una foto. Proprio così: coi nostri smartphone siamo tutti molto più fotografi che poeti o filosofi, la nostra specialità è quella di pubblicare sui social network del momento lo scatto giusto col filtro giusto e gli hashtag giusti. Non ci soffermiamo sull'importanza, sul significato e sulla testimonianza storica che stiamo ammirando e calpestando, perché l'unica cosa che conta è prendere il maggior numero di like sul nostro "album fotografico virtuale". Superficialità ed egocentrismo fanno da padroni.

Mi piacerebbe smentire Montanari, dirgli che non siamo troppo concentrati sul nostro presente per riflettere su ciò che lasciamo alle generazioni future. Ma la realtà è sotto gli occhi di tutti: nonostante la grande ricchezza e bellezza artistica di cui siamo possessori, tante sculture presenti nelle nostre piazze e giardini sono oggetto di azioni vandaliche, di danni e lesioni. Lo stesso problema presentano anche gli edifici architettonici, vittime di scempi, scritte e murales. Ciascuno di noi dovrà prendersi la propria responsabilità di ciò che ‘non sta facendo’ per conservare intatto quello che ci è stato lasciato. Ciascuno di noi deve essere consapevole che da ogni gesto, parola, azione si plasma il futuro, A partire da questo presente dobbiamo creare le condizioni affinché i nostri figli abbiano la  possibilità di godere delle enormi ricchezze del nostro Bel Paese, affinché non diventi mai il Brutto Paese. La storia di una nazione è scritta nei suoi monumenti. Non è un caso, quindi, che la tutela del patrimonio storico e artistico (art.9) faccia parte dei principi fondamentali della Costituzione. Già i nostri padri costituenti, reduci di una lunga guerra che era costata migliaia e migliaia di vite, avevano compreso quanto fosse necessario difendere l’eredità materiale dell’Italia. Ma non è necessario solo proteggerla o valorizzarla. Bisogna entrare in rapporto con essa, farne esperienza. Montanari evidenzia ciò parlando di una relazione concreta: entrare in una Chiesa, sostare, sentire le pareti che trasudano storia, voci ataviche che emergono dal suolo rendendosi testimoni di lotte, sconfitte, battaglie e conquiste. Usufruire del patrimonio artistico, così come di quello letterario, ci consente di entrare in relazione con il passato, liberandoci dalla prigionia del presente, ampliando i nostri orizzonti, oggi limitati da una società in cui un post pubblicato un’ora fa è già superato, così come le notizie diffuse in televisione sono sorpassate da costanti aggiornamenti. E’ proprio il sostare davanti a un monumento, ascoltare, indugiare di fronte a un’opera artistica che è fondamentale: perché in questo modo instauriamo un dialogo con qualcosa che è altro da noi. Ci interroghiamo sul diverso, sulla frammentarietà di un passato che non riusciamo totalmente a cogliere ma che pure è parte fondamentale della nostra identità, come ricorda la stessa Oriana Fallaci, fiorentina come Montanari, nel suo libro incompiuto “Un cappello pieno di ciliege”. Proprio questa fragilità ci pone in contrasto con un’attualità in cui siamo costantemente bombardati dalle immagini di persone che devono essere perfette, alla moda, belle e dove chi mostra di essere debole, chi si mette in dubbio, chi va lento rispetto al corso del mondo, è guardato con sospetto. Ma proprio guardando, per esempio, il Colosseo, depredato dei marmi varie volte nel corso della storia ma che pure si erge imponente ed è ancora simbolo della “caput mundi” in tutto il mondo, ci rendiamo conto di quanto, seppure mortali, possiamo nutrire alte aspirazioni per il futuro rimanendo però a quello spirito di “humanitas” di terenziana memoria, senza essere sfiorati da atteggiamenti di onnipotenza. Proprio la televisione, talvolta, anche attraverso programmi d’intrattenimento basati proprio su una trasformazione fantasy della storia, veicolano il messaggio di un passato sì utile ai fini di una produzione televisiva, ma il cui messaggio sotteso è la straordinarietà del presente, del progresso, rispetto a una qualsiasi epoca, trascurando quanto noi moderni siamo debitori ai nostri avi, siamo nani sulle spalle dei giganti. Bisogna, dunque, fuggire da questa superficialità nel considerare il nostro patrimonio, ribellarsi al degrado e all’abbandono in cui versano alcuni siti, ma allo stesso tempo evitare una vuota retorica di esaltazione della bellezza, spingerci invece a salvare concretamente il nostro patrimonio artistico, allertando e ammonendo le coscienze di tutti, perché, parafrasando Settis, è fondamentale salvare la bellezza affinché la bellezza possa salvare il mondo. Salvare la bellezza implica salvare se stessi dallo svuotamento, dalla perdita di senso, dalla solitudine e dai fallimenti che pure caratterizzano, prima o poi, la vita di ciascuno. Infatti soltanto attraverso una relazione con qualsiasi forma d’arte possiamo sperimentare di non essere soli al mondo, ma di essere parte di un’umanità costituita da migliaia di persone che si sentono esattamente come noi, come ricorda Salinger ne “Il giovane Holden” e il professor Keating ne “L’attimo fuggente”, dicendo che esistono nobili professione ma è l’arte a tenerci in vita. Salvare la bellezza significa inoltre salvare tutto ciò che ha reso possibile vivere in uno stato democratico, ricordandoci ogni giorno tutte le conquiste dei diritti che sono state raggiunte e ammonendoci affinché altre siano perseguite. (Crediti Immagini: Pixabay)
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