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Lavoro, stipendio, auto: un confronto tra Millennials e Baby Boomers

20 ottobre 2016

Abbiamo già parlato tanto di quanto la generazione Y, i cosiddetti Millennials, siano originali e poco consuetudinari nelle lor abitudini e scelte di vita. Oggi vi proponiamo un confronto con i loro genitori, i baby boomers, la generazione di persone nate dopo le due guerre mondiali che hanno goduto di un innalzamento e miglioramento delle loro condizioni di vita decisamente netto rispetto a quelle dei loro genitori.

Partiamo dalle cose che vengono considerate più importanti nel momento in cui si deve scegliere il proprio percorso lavorativo. Nel mondo del lavoro, il salario è ritenuto importante dal 50,9% dei Boomers e dal 61,6% dei Millennials. La differenza consiste nell'approccio sul mercato. Se i primi hanno vissuto in un'epoca piena di opportunità, nella quale la tecnologia iniziava a fare i primi passi, i secondi vivono quasi in simbiosi con le innovazioni tecnologiche, in un mondo perennemente mutevole e che va in fretta.

life standard

La retribuzione, comunque, resta un fattore di comunanza tra le due generazioni: è infatti considerato il primo elemento da tenere in considerazione per la scelta del lavoro. Se è pur vero che si cerca in tutti i modi di seguire i propri sogni e aspirazioni, è anche noto che con i pensieri non si campa: bisogna quindi trovare qualcosa di concreto, che riempia il portafogli.

Di positivo c'è che al secondo posto, per i Millennials, si colloca il raggiungimento della soddisfazione personale. Meno significativi sono, al contrario, altri fattori come l'assicurazione, i benefici pensionistici e i vantaggi all'interno dell'azienda, a livello di benefits giornalieri.

In comune tra le due generazioni c'è un altro elemento: il fatto che il percorso di studi universitari sia considerato un di più per il successivo inserimento nel mondo del lavoro. Segno che i tempi cambiano, ma alcune piccole certezze rimangono sempre.

Peccato che, nella pratica, l'università non garantisca subito un lavoro stabile. Ma, almeno, resta l'idea che gli studi post-diploma possano servire veramente a qualcosa e non siano un inutile, immotivato spreco di tempo.

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