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Poco duri con chi fa il "duro": sfida al bullismo

16 dicembre 2016
bullismo

Il bullismo e il suo gemello informatico, il cyberbullismo, sono fenomeni diffusi più di quanto non se ne abbia coscienza (o non se ne voglia avere). Ma, innanzi tutto, che cos'è il bullismo? Per bullismo si intendono tutte quelle azioni di sistematica prevaricazione e sopruso messe in atto da parte di un bambino/adolescente, definito “bullo” (o da parte di un gruppo), nei confronti di un altro bambino/adolescente percepito come più debole, la vittima.

Il 50° rapporto del Censis sulla situazione sociale del Paese dedica un intero capitolo ai ‘processi formativi’, sottolineando i punti deboli del sistema digitale italiano ed ponendo in rilievo gli aspetti su cui è necessario lavorare. Ad allarmare di più è la costante e quasi irrefrenabile crescita del fenomeno del bullismo: un adolescente (tra gli 11 e 17 anni) su due ha subito, nel corso dell’anno, comportamenti offensivi o violenti da parte dei coetanei.

Le famiglie e gli stessi giovani ne sono solo in parte consapevoli, ma nella maggior parte dei casi i genitori dei ragazzi coinvolti in episodi del genere tendono a minimizzare, ritenendo che siano i mass media a enfatizzare troppo queste circostanze poco felici.

Ecco un po’ di numeri. Il 52,7% degli adolescenti nel corso dell’anno è stato vittima di bullismo. La percentuale sale al 55,6% tra le femmine e al 53,3% tra i ragazzi più giovani, di 11-13 anni. “Quasi un ragazzo su cinque (19,8%) è oggetto di questo tipo di soprusi almeno una volta al mese – spiega il Censis – eventualità più ricorrente tra i giovanissimi (22,5%)”. In rete sono le ragazze a essere oggetto in misura maggiore degli attacchi dei coetanei cybernauti (24,9%). Sono oltre 1.800 i dirigenti scolastici interpellati dal Censis: il 47,5% degli intervistati indica i luoghi di aggregazione giovanile come quelli in cui si verificano più frequentemente episodi di bullismo, poi il tragitto casa-scuola (34,6%) e le scuole (24,4%).

In effetti ci sono giunte alcune segnalazioni di casi di violenza fisica e/o psicologica sui mezzi pubblici proprio nella fascia oraria che comprende l’uscita scolastica, dove i “duri” se la prendono addirittura in gruppo contro un singolo soggetto. Tutto ciò nell'omertà della gente attorno.

Ma è in internet che il bullismo trova ormai terreno fertile. Nel corso della propria carriera tre quarti dei dirigenti scolastici si è trovato a gestire più casi di bullismo, sia esso “tradizionale” o cyberbullismo.

Per la maggior parte dei dirigenti, quando i loro figli sono coinvolti in episodi di bullismo, “i genitori tendono a sdrammatizzare, qualificandoli come scherzi tra ragazzi, e solo in pochi segnalano atteggiamenti collaborativi da parte delle famiglie, attraverso la richiesta di aiuto della scuola e degli insegnanti”.

Ricordiamo che, secondo le definizioni date dagli studiosi del fenomeno, uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato o vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto deliberatamente da uno o più compagni.

Non si fa quindi riferimento ad un singolo atto, ma a una serie di comportamenti portati avanti ripetutamente, all'interno di un gruppo, da parte di qualcuno fa o dice cose per avere potere su un’altra persona. Dobbiamo cambiare mentalità perché siamo ancora poco duri con chi fa il “duro”.

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