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Tutti a scuola 2016: l'inaugurazione dell'anno scolastico con il presidente Mattarella

3 ottobre 2016

Venerdì scorso, 30 settembre 2016, si è svolta a Sondrio la consueta cerimonia di inaugurazione del nuovo anno scolastico, "Tutti a scuola 2016". Hanno partecipato 1.800 studenti proveniente da tutta Italia, selezionati grazie a dei programmi didattici d'eccellenza realizzati dai loro istituti l'anno precedente, su temi importanti quali legalità, integrazione, interculturalità, inclusività.

Durante la cerimonia sono intervenuti il presidente della Repubblica Sergio Matterella e il ministro dell’Istruzione, dell’università e della ricerca Stefania Giannini, che hanno rivolto un messaggio di auguri per l'inizio del nuovo anno.

In particolare, il nostro presidente si è focalizzato sul tema del bullismo a scuola, problema sociale e culturale di vaste proporzioni, che non può essere risolto unicamente dalle scuole anche se è proprio nelle scuole che questi episodi di violenza, psicologica e fisica, si manifestano maggiormente.

Ecco quali sono state sono sue parole a proposito del problema bullismo:

"Per combattere alla radice questo odioso fenomeno di accanimento contro chi non si omologa, o semplicemente viene visto e perseguitato come debole o come diverso è necessario un grande patto tra scuola, famiglia, forze dell’ordine, magistratura, mondo dei media e dello spettacolo. Un’azione congiunta, capace non soltanto di reprimere ma, soprattutto, di prevenire, con una vera e propria campagna educativa che arrivi al cuore e alla mente dei giovani. Un linguaggio offensivo e violento degli adulti in TV o sui social media e in qualunque altra sede, si traduce subito, nell'universo adolescenziale, in una spinta emulativa, in un sostanziale via libera. La lotta contro il bullismo diventa davvero efficace quando i testimonial di essa siete voi stessi, cari ragazzi. Essere prepotenti con i più deboli non è sintomo di forza, ma di viltà. È segno di incapacità di misurarsi con chi è forte. Confidare nell'essere più numerosi per accanirsi contro uno solo, è segno di estrema debolezza. È sintomo, in realtà, di paura. Non fatevi trascinare ma, resistete e reagite all'arroganza. I bulli sono una piccola minoranza. Sono ragazzi infelici e pieni di problemi. Fate valere con loro la vostra forza tranquilla: quella della solidarietà e dell’amicizia. Vincerete voi questa sfida".

Il presidente ha anche chiesto che le scuole agiscano sul web, le rete e i social che rappresentano una grane spazio di libertà e comunicazione per i giovani. La scuola deve essere in grado di dialogare con le nuove generazioni, entrando nei nuovi spazi e usando nuovi linguaggi. Non si possono lasciare i giovani da soli, con il rischio che si facciano imprigionare dal mondo dell'iper-connessione e della massificazione. L'orizzonte che la scuola deve essere in grado di guardare è quello che riesce a portare cultura e valori nel web e nei social.

Il discorso è continuato così:

"Alle forze politiche che quotidianamente si fronteggiano, in Parlamento o nella società, vorrei chiedere non certo di rinunciare ai propri punti di vista sulla scuola, ma di impegnare positivamente l'attenzione più alta ai suoi problemi e alla sua specificità. Non avremo forte crescita dell'occupazione, senza un sistema formativo sempre più efficiente e non avremo una società migliore senza una scuola che migliori costantemente".

Mattarella ha rivolto un pensiero speciale a tutti gli studenti delle zone terremotate che sono riusciti a tornare a scuola nonostante le tragedia che hanno vissuto in prima persona, dimostrando di voler sperare e rinascere e di essere l'avanguardia della ricostruzione dei loro paesi.

Parlando della riforma dell'istruzione, ha elogiato l'alternanza scuola-lavoro come percorso di innovazione che può sostenere in modo concreto i giovani nel loro ingresso nel mercato del lavoro. Ha, inoltre, auspicato la necessità di una collaborazione più diretta tra scuola e università, che purtroppo non viene più vista come il naturale proseguimento delle scuole superiori, anche per il fatto che non assicura più la certezza di un lavoro.

Un discorso toccante che è riuscito a trattare in modo lineare e tangibile alcuni dei temi più scottanti del mondo della scuola, lasciando ai giovani anche un messaggio di speranza verso gli altri e verso il futuro che li aspetta.

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