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Le scuole sono pronte a tornare alla didattica online? Cosa è cambiato da marzo a oggi

23 ottobre 2020
La scuola in presenza, almeno per le superiori, è nuovamente a rischio. Con l'aumento dei contagi, molti governatori di Regione stanno adottando misure per ricorrere alla didattica online (in questo articolo trovate quello che ogni Regione ha deciso). Tuttavia, siamo pronti per tornare a fare didattica da remoto? La situazione - a livello di connessione, formazione professori, tecnologie e sostegno agli studenti meno abbienti - è migliorata? Per capire cosa si è fatto in questi mesi, abbiamo realizzato un sondaggio con 600 studenti, parlato con presidi, professori ed esperti e siamo andati ad analizzare tutte le misure di stanziamento fondi del MIUR e del Governo per aumentare la DAD/DDI.

Didattica a distanza vs didattica digitale integrata

Partiamo innanzitutto da una distinzione di base importante, cioè quella tra didattica a distanza e didattica digitale integrata. Con la didattica a distanza (DAD) si indica semplicemente lo spostamento delle lezioni frontali a quelle online; è in pratica una misura di emergenza che si è adottata dalla chiusura delle scuole a febbraio/marzo fino alla fine dell'anno scolastico per non fermare completamente la didattica. Per l'anno scolastico 2020/2021, il Miur ha invece implementato le linee guida sulla didattica digitale integrata, che non solo prevede modalità miste di insegnamento online/offline, ma anche nuove metodologie didattiche, un ripensamento dei programmi e dello svolgimento delle lezioni, l'utilizzo di piattaforme e anche un monte orario definitivo. È uno strumento flessibile che le scuole possono adottare se e quando lo ritengono opportuno. «La didattica digitale integrata è uno strumento utile nella gestione della pandemia. Tuttavia, bisogna ricordare che si tratta di una forma di innovazione didattica e non di innovazione tecnologica. Seguire le lezioni a casa, come fatto durante il lockdown, è solo innovazione tecnologica. Che è stato un primo passo, sicuramente. La DDI però, per essere efficace, richiede tanta formazione sia dei docenti che degli studenti, non tanto sulle nuove tecnologie quanto sulle metodologie didattiche», ci ha spiegato anche Marco Campione, curatore del libro Liberare la scuola (il Mulino) e autore del podcast Prima la scuola.

Quali sono le misure stanziate per la didattica a distanza e didattica digitale integrata?

Per la didattica digitale integrata serve quindi preparazione, strumenti e formazione. Il Miur, da marzo a ottobre 2020, è intervenuto soprattutto per sostenere l'innovazione tecnologica delle scuole, stanziando fondi per potenziare la connessione, le piattaforme tecnologiche e la distribuzione di pc e tablet a professori e studenti meno abbienti. Sono stati fatti anche interventi per la formazione del personale docente, ma non ci sono dati ufficiali per capire quanti professori abbiano aderito a tali percorsi. Riassumiamo qui di seguito i vari fondi stanziati dal Ministero dell'Istruzione e dal Ministero dello Sviluppo Economico e cosa sappiamo sul loro arrivo o meno nelle scuole:
  • Decreto Cura Italia (marzo 2020): sono stati stanziati 85 milioni da investire in piattaforme di e-learning e altra strumentazione (10 milioni), dispositivi da dare in comodato d'uso agli studenti meno abbienti (70 milioni) e per la formazione del personale docente (5 milioni). Altri 2 milioni sono stati previsti per il Fondo per le emergenze educative del Ministero. I soldi sono arrivati nelle scuole.
  • Potenziamento DAD tramite la figura dell'animatore digitale (marzo 2020): sono stati stanziati 8,2 milioni per potenziare la didattica a distanza attraverso la figura dell’animatore digitale. Previsto un contributo di mille euro da utilizzare per la formazione dei docenti, anche online, su modalità didattiche innovative. Non siamo riusciti a trovare dati ufficiali sulle scuole che lo hanno ricevuto.
  • Fondi PON per pc e tablet per scuole primarie e medie (aprile 2020): previsti 80 milioni di euro. Ne sono stati richiesti dalle scuole effettivamente 63milioni di euro circa.
  • Banda ultralarga nelle scuole (maggio 2020): sono previsti 400 milioni di euro per potenziare la connettività nelle scuole portando negli istituti la banda ultralarga. I fondi, previsti dal Piano Scuola, hanno l'obiettivo di garantire rapidamente una connessione veloce (velocità a 1 Gbit con 100 Mbits di banda garantita) all'81,4% dei plessi scolastici, quelli del primo e secondo ciclo, per un totale di 32.213 edifici. Provvedimento entrato in Gazzetta Ufficiale a ottobre 2020.
  • Smart Class per la didattica digitale (luglio 2020): richiesti dalle scuole quasi 22 milioni di euro di fondi PON. Soldi arrivati nelle scuole.
  • Kit di libri e supporto alla didattica (luglio-agosto 2020): previsti 236 milioni di euro a cui si sono aggiunti ad agosto altri 3 milioni di euro. Sono arrivati nelle scuole: 112,7 milioni per secondo ciclo,  35 milioni per il primo ciclo e 2,9 milioni aggiuntivi per 3653 scuole.
  • Voucher 500 euro per le famiglie con redditi più bassi (ottobre 2020). Previsto ad agosto, ma entrato in Gazzetta Ufficiale a ottobre, il voucher è uno sconto di 500 euro destinato alle famiglie con ISEE inferiori a 20mila euro per acquistare contratti di connessione internet a banda larga (a cui si aggiunge l'acquisto di un pc o tablet). Sono stati stanziati 204 milioni dal Ministero dello Sviluppo Economico. Sarà possibile richiedere le offerte da novembre. Qui trovate tutte le info: Voucher internet, pc e tablet: come funziona, requisiti e quando richiederlo

Come sono stati utilizzati i soldi di questi fondi?

Ovviamente, ogni scuola ha deciso di chiedere e usufruire di questi fondi in modo autonomo. Alcuni presidi, da Nord a Sud, ci hanno confermato che i soldi richiesti sono arrivati e che sono stati utilizzati per innovazione tecnologica e didattica. «Noi abbiamo deciso di puntare sulla didattica in presenza, ma abbiamo investito anche nella didattica digitale integrata, sia in caso di emergenza, sia per utilizzarla anche in classe», ci ha spiegato Raffaele Suppa, preside del Liceo Classico e Artistico Morelli-Colao di Vibo Valentia. «In classe utilizziamo già i tablet, abbiamo cattedre digitali, abbiamo investito in migliore connessione e per fornire a studenti meno abbienti, DSA, disabili e fragili tutti gli strumenti per svolgere la didattica digitale integrata. Noi abbiamo utilizzato sia gli attuali fondi del Miur sia fondi europei precedenti al periodo della pandemia. L'obiettivo è trasformare anche i momenti di crisi in opportunità». Dello stesso parare anche la dirigente scolastica Katia Milano, preside dell’IIS Piero Martinetti di Caluso, in Piemonte. «Noi abbiamo investito in connessione internet, nuove LIM, abbiamo ottenuto i fondi per le Smart Class e per gli studenti meno abbienti. Adottiamo già da settembre la didattica digitale integrata. Al momento, riusciamo a svolgere la didattica senza particolari problemi».

Cosa ne pensano gli studenti?

Per capire anche qual è la percezione degli studenti, ScuolaZoo ha condotto un sondaggio che ha avuto come campione circa 600 studenti. La maggior parte dei ragazzi e delle ragazze - il 69,9% - continua a preferire le lezioni in presenza. Tuttavia, circa l'89,2% svolge regolarmente la DDI per almeno un giorno a settimana, il 43,1% del quale per almeno 5 ore al giorno. L'aspetto positivo è che, rispetto al periodo della didattica a distanza di aprile-maggio, la situazione sembra migliorata:
  • Il 57,1% degli studenti segnala un miglioramento nell'organizzazione delle lezioni online
  • il 54% ha notato dei miglioramenti nel modo in cui i professori conducono le lezioni
  • il 59,3% sostiene che tutti in classe siano dotati di device e internet
La nuova didattica digitale integrata (DDI) supera così, come voto complessivo, la sufficienza per il 54,4% degli studenti. Nonostante questo, gli studenti che fanno DDI ci segnalano comunque delle problematiche: molti ritengono che le difficoltà maggiori siano relative a problemi di connessione, di audio e di attenzione (è più difficile seguire le lezioni online). Inoltre, diversi prof sembrano “scordarsi” della presenza degli studenti a casa mentre procedono con la spiegazione in classe.
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