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#Info studenti
#NonStiamoZitti: il 7 febbraio la Giornata Nazionale Contro il Bullismo
6 febbraio 2017
Il 7 febbraio 2017 sarà la prima Giornata Nazionale contro il Bullismo. Un evento importante per dare ulteriore spazio ad un grave problema, spesso sottovalutato, come questo. Il Telefono Azzurro ha così lanciato una campagna social con l'hastag #NonStiamoZitti, cui hanno aderito tantissimi beniamini dei ragazzi, per sensibilizzare in merito al bullismo e alla violenza psicologica che spesso i più piccoli subiscono.
La campagna #NonStiamoZitti
Questa campagna del Telefono Azzurro è cominciata a metà gennaio con Francesco Totti e diversi testimonial hanno dato il loro contributo come Alvaro Soler, Alex Zanardi, Amadeus, Alvin, Arisa, Dolcenera, Enrico Lucci, Juliana Moreira, Anna Safroncik e i motociclisti Andrea Dovizioso e Luca Marin. Praticamente con un messaggio al giorno si cerca di tenere alta e viva l'attenzione su questo problema
Parlare di bullismo, dare voce alle vittime e non farle sentire "sciocche" nel momento in cui denunciano questo problema è molto importante. Tanto quanto il saper riconoscere i segnali di allarme che i più piccoli lanciano ai propri genitori quando si trovano in difficoltà.
I segnali per capire se un amico o un figlio sono vittime di bullismo
Non è semplice dare una definizione o fornire un decalogo di sintomi o atteggiamenti che un bambino assume quando è vittima di bullismo.
Generalmente può succedere che, sia la vittima che il "bullo", tendano a minimizzare gli avvenimenti. "Era solo un gioco", "Ma si...stava scherzando". Se il genitore o l'amico sono preoccupati, dovrebbe approfondire l'argomento e, nel caso, chiedere aiuto a professori. Altro compito importante dei genitori e degli insegnanti è poi quello di non far finta di non vedere. Se c'è un momento di difficoltà palese di un ragazzo o di una ragazza prestategli ascolto.
Una cosa difficile da accettare poi, per un genitore, è l'idea che il proprio figlio possa essere il bullo. Per assurdo è quasi più facile accettare, la situazione opposta, ma il pensiero che il proprio bambino possa causare dolore e sofferenza ad altri è quasi inaccettabile. Invece questo può succedere e non è per forza da collegare ad un vostro cattivo insegnamento. Quello che un genitore non deve fare in questo caso, è scaricare le colpe su altri o non affrontare l'argomento con il figlio.