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Editoriale: il Governo ha sbagliato strategia sulla scuola: ecco perché

29 ottobre 2020
Il Ministero dell'Istruzione ha passato un'intera estate a organizzare il rientro a scuola in presenza, investendo circa 3 miliardi, ma dopo un mese e mezzo siamo già tornati per buona parte in didattica online (cioè il 75% degli studenti di una scuola superiore fa didattica digitale integrata mentre solo il 25% è in presenza a scuola, secondo le indicazioni dell'ultimo DPCM) e molte Regioni stanno pensando di chiudere le scuole di ogni ordine e grado. Sebbene la Ministra Azzolina abbia ribadito più volte che la scuola sarebbe dovuta rimanere aperta a tutti i costi perché il numero dei contagi al suo interno era basso, si è dovuti ricorrere ai ripari perché i mezzi pubblici sono troppo affollati e il sistema di tracciamento dei positivi non ha retto. E adesso, nonostante le rassicurazioni sul fatto che questo ritorno alla didattica a distanza sia solo temporaneo - Conte ha parlato di "poche settimane" - abbiamo tutti tanti dubbi su quando e come si tornerà in classe. Ci siamo quindi chiesti: «Cosa non ha funzionato?»
 
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Prendere decisioni durante una pandemia non è certo facile. ⠀ ⠀ Però è stato impossibile non chiedersi se alcune scelte legate al rientro a scuola potessero essere fatte in modo diverso. Ci chiediamo perché dopo un mese di scuola siamo nuovamente quasi tutti in DAD (chissà fino a quando?) quando si sapeva benissimo che ci sarebbe stata una seconda ondata. Perché la Ministra Azzolina si è sgolata fino al 20 di ottobre per dire che le Regioni non dovevano chiudere le scuole e poi, cinque giorni dopo, il Governo metti gli studenti a casa al 75% perché non c’è una soluzione ai trasporti e nelle scuole non sono ancora arrivati i test rapidi. Sembra che sia mancata una pianificazione a livello politico più ampia, un coordinamento tra Ministeri.⠀ La scuola è perlopiù sicura dentro, ma si rischia non appena si esce e questo rende tutto il sistema fragile.⠀ ⠀ Secondo voi si poteva agire diversamente?⠀ ⠀ #ScuolaZoo #Scuola2020

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I trasporti sono il problema più grande (c'è un modo per risolverlo?)

Il problema più grande di questo rientro a scuola sono stati i trasporti pubblici. Si sapeva già da tempo che l'affollamento sui mezzi sarebbe stato difficilmente gestibile. Tuttavia, sono stati stanziati solo 300 milioni per i mezzi pubblici e di questi ne sono stati spesi dalle Regioni al momento solo 120 milioni. Per mantenere le scuole in presenza non sarebbe stato meglio investire di più sui mezzi e magari meno sugli arredi scolastici? Non ci si poteva muovere già da marzo, magari pensando anche ad accordi e partnership con i privati? Ovviamente non si poteva rivoluzionare la mobilità, ma quantomeno individuare dove si trovavano delle situazioni di maggiore criticità e intervenire in maniera puntuale, avrebbe dovuto essere possibile.

Il tracciamento non ha funzionato (e dove sono i test rapidi?)

Il sistema di tracciamento dei contagi legato alle scuole è saltato nel giro di meno di un mese. Il Ministro della Salute ha dato l’ok per l’utilizzo dei test rapidi a fine settembre, da un mese la Ministra Azzolina ripete di stare aspettando la fornitura per le scuole. Ma chi li deve fornire questi test rapidi? Non lo sa nessuno.

E allora perché non investire tutto sulla Didattica a distanza digitale?

Alla luce di tutti questi problemi, non sarebbe stato meglio iniziare l’anno con la didattica online per poi tornare a scuola non appena gli altri punti – trasporti e test - fossero stati risolti? Così, invece, si rischia di aver fatto un gran chiasso per rientrare un mese a scuola, e poi passare il resto dell’anno in didattica online. Qui trovate tutto quello che è stato investito per la DDI in questi mesi, a cui si sono aggiunti altri 85 milioni di euro nell'ultimo decreto Ristori per permettere l’acquisto di dispositivi portatili e strumenti per le connessioni. I fondi sono arrivati è vero, ma ancora non tutti gli studenti dispongono di pc e connessioni e non ci sono dati sulla formazione dei docenti che, ricordiamo, per fare didattica digitale integrata non dovrebbe limitarsi alla conoscenza delle piattaforme tecnologiche ma anche a nuove modalità didattiche. Il punto vero è che sembra che manchi un coordinamento a livello governativo. Sembra che i Ministri non si siano parlati tra di loro che non si siano pianificati i vari scenari da applicare in base all’andamento della curva epidemiologica. Ed ecco che ci siamo trovati a dover riorganizzare la scuola in 24 ore.
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